di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

Sembrava impossibile, eppure la guerra è di nuovo scoppiata all’interno dell’Europa. Il conflitto scoppiato il 24 febbraio scorso con l’invasione russa dell’Ucraina avrebbe già provocato, secondo alcune stime, 350mila vittime fra militari e civili, compresi tantissimi bambini. È urgente immaginare una via d’uscita che possa riportare la pace in un territorio così martoriato

Un anno dopo, le cose sono, se possibile, peggiorate. Sembrava impossibile che la Russia decidesse di invadere l’Ucraina, eppure alla fine il presidente Vladimir Putin ha dato il via libera a quella che, il 24 febbraio del 2022, era stata definita dallo stesso leader russo “Operazione speciale”. La prima domanda che occorre porsi è se, in quelle settimane, è stato fatto tutto il possibile per evitare l’esplosione del conflitto che, secondo alcune stime, avrebbe già provocato 350mila vittime fra militari e civili, compresi tanti bambini. Lo scontro fra i due Paesi andava avanti dal 2014, per le mire russe sulla Crimea e sulle regioni con una forte presenza russa del Donbass. Qualcosa probabilmente si sarebbe potuto fare per evitare le devastazioni dei mesi dopo. Oggi, ci troviamo davanti ad un bivio. Il sostegno al popolo ucraino è giusto, sacrosanto e corretto, perché non si può immaginare una aggressione di questo tipo. Arrivati ad un certo punto, però, è anche necessario immaginare cosa succederà domani, in quanto è impensabile che si possa continuare in questo modo. La guerra ha avuto e sta avendo ripercussioni in tutto il mondo, Italia compresa. Abbiamo preso coscienza di almeno due cose. La prima è l’attuale fragilità degli organismi sovranazionali, Nazioni unite in primis, il grande assente di questo conflitto. Dall’Onu non abbiamo sentito una parola chiara, vincolato come è da regole scritte alla conferenza di Yalta nel febbraio del 1945, durante la Seconda guerra mondiale. L’altra grande fragilità riguarda l’Europa che si è scoperta più esposta delle altre potenze mondiali alle fluttuazioni dei prezzi energetici, a causa della mancanza di una strategia condivisa e, soprattutto, concreta.