di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Il mondo dell’istruzione e della formazione merita alcune riflessioni, un approfondimento, alla luce dei dati forniti dall’Inapp nel Rapporto Plus 2022. Nel nostro Paese, il 41% della popolazione tra 18 e 74 anni ha al massimo la licenza media, il 42% il diploma, il 14% la laurea e solo il 3% un livello di istruzione superiore, ovvero master e dottorati di ricerca. Pesa in parte l’elemento anagrafico, data l’alta percentuale di anziani, ma il problema riguarda anche moltissimi giovani, fra i quali c’è un folto gruppo di Neet. Altro dato, abbastanza noto, è quello relativo ad un tasso di istruzione più elevato fra la popolazione femminile rispetto a quella maschile. E poi un altro elemento significativo che riguarda, invece, la formazione: sono maggiormente impegnati in attività formative gli occupati rispetto ai disoccupati, fra i quali solo il 12% partecipa a percorsi formativi, addirittura solo il 4,5% degli inattivi, al contrario di quanto accade nel resto d’Europa. La partecipazione ad attività di formazione è maggiore, poi, fra le persone con un buon reddito e con un già alto grado di istruzione. Ad indicare un divario piuttosto preoccupante fra chi è inserito, lavorativamente e socialmente, e tende ad accrescere il proprio bagaglio di conoscenze, e chi non lo è e sembra ormai del tutto isolato, scoraggiato e quindi disinteressato nei confronti della formazione. Anche forse a causa dell’attuale formulazione del reddito di cittadinanza, che tende a radicare e rendere strutturale la separazione fra “inseriti” ed “assistiti”. Occorre cambiare questo stato di cose, rimodulando l’offerta proposta dal mondo dell’istruzione e rivedendo il sistema della formazione, per cercare di restringere un divario sociale iniquo e controproducente per tutti. La scuola, come veicolo di inclusione sociale ed emancipazione personale, va resa più efficiente e moderna, valorizzando maggiormente le scuole professionali, in modo da garantire un’offerta diversificata ma in ogni caso di livello, per coinvolgere un numero maggiore di ragazzi, anche grazie ad un adeguato sistema di borse di studio. La formazione, come elemento fondamentale delle politiche attive, va trasformata in elemento dirimente per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, specie in questa fase di trasformazione dell’economia, tra rivoluzione digitale e transizione green. Servono riforme efficaci nel mondo dell’istruzione e della formazione per riallacciare i legami sociali, coinvolgere i giovani, le persone in cerca di lavoro e gli inattivi, puntando su competenza e preparazione in collegamento con le reali esigenze del mondo del lavoro. Affinché sempre più persone trovino una collocazione professionale soddisfacente, per contrastare il perpetuarsi delle diseguaglianze sociali ed anche per fornire alle aziende le professionalità necessarie per sostenere la crescita economica del Paese.