Automotive chiama Governo. Federmanager: «In Ue è l’Italia a rischiare di più». Salvini: «Facciamo massa critica»

Mentre al termine dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Palermo, la presidente della Commissione Ue Ursula von Der Leyen incontrava un gruppo di studenti, a Roma il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, partecipava ad un convegno di Federmanager sull’automotive. Se, da una parte, Urso ha promesso una razionalizzazione e ottimizzazione degli incentivi per «renderli duraturi nel tempo», dall’altra Federmanager ha snocciolato dati allarmanti: in Italia, l’intera filiera dell’automotive è caratterizzata principalmente da aziende di piccole dimensioni e conta in totale 5.500 imprese che coinvolgono 274 mila addetti, con fatturato connesso di 105,8 miliardi. Con l’arrivo dell’auto elettrica, a rischio sono 500 imprese della componentistica pari a 60mila posti lavoro. L’auto elettrica, inoltre, avrà un effetto riduttivo sugli investimenti (-25% in 10 anni) dovuto al minor numero di componenti richieste, circa un sesto di quelle utilizzati dall’auto tradizionale (200 contro 1.200) e alla durata di vita più lunga dei macchinari di produzione dell’elettrico. «L’aver puntato in modo così determinato sull’elettrico farà perdere la posizione di leadership della componentistica italiana», «lasciando al contempo un ruolo troppo importante ai produttori di batterie», di certo non Italia e per ora neanche europei. Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle infrastrutture e Trasporti, intervenendo oggi al convegno ‘Mobility Hub on Track’ ad Assago (Milano), ha detto che la direttiva europea sullo stop alle auto a benzina e diesel dal 2035 «non può essere una tagliola», «se faremo massa critica» tra Paesi europei, saranno possibili deroghe. Nel frattempo, Federmanager chiede al Governo italiano di definire un Piano per la transizione verso una mobilità ambientalmente, economicamente e socialmente sostenibile, con una serie diversificata di misure.

Stellantis: «Auto elettrica troppo cara per classe media, servono incentivi». Lo ha detto in un colloquio con il quotidiano La Repubblica il Ceo di Stellantis, Carlos Tavares