di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Fra le situazioni a cui porre rimedio nel Paese, c’è quella di una pubblica amministrazione gravata da due criticità: da un lato una strutturale carenza di organico, dall’altro un’età media sempre più elevata del personale. Situazioni che penalizzano certamente in primis gli stessi lavoratori pubblici, ma che incidono negativamente su tutta la cittadinanza, e più in generale sul sistema Italia. La mancanza di un numero sufficiente di dipendenti comporta difficoltà nel garantire la buona qualità dei vari servizi di cui si occupa la pubblica amministrazione. La presenza di una grossa fetta di personale in età avanzata rende la Pa meno rispondente alle nuove esigenze di un mondo profondamente cambiato, basti pensare all’impatto della digitalizzazione. La situazione danneggia anche le tante persone in cerca di un’occupazione stabile, specie i giovani, magari anche con un buon livello di istruzione e competenze che sarebbero necessarie, che non trovano spazio nel mondo del lavoro pubblico. Passando ai numeri, con l’aiuto dei dati del 56° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, possiamo osservare che il mondo del lavoro pubblico soffre la mancanza di circa un lavoratore su tre, a tanto ammonta la carenza di organico media, con in alcuni casi un numero di dipendenti dimezzato rispetto al necessario. Il numero totale dei dipendenti pubblici, 3.249mila, si è ridotto in vent’anni di 260mila unità ed ora in Italia solo il 13,7% degli occupati è impiegato nella Pa, meno di Francia, Spagna e Regno Unito. Se nel 2002 c’erano circa 62 dipendenti pubblici ogni 1.000 abitanti, oggi il numero è sceso a 55. Per quanto riguarda, invece, la questione dell’età, la media è molto alta, 50 anni: 6,5 anni in più rispetto al 2001. Il personale over55 è il 36,7% del totale e quello under35 invece solo il 10%. Ad aver determinato questa situazione, i tagli lineari e le politiche di austerity del passato. Ma, come in altri casi, le conseguenze a lungo termine non sono state positive, neanche dal punto di vista economico: oltre ai problemi per il personale rimasto, gravato da un maggiore carico di lavoro, oltre agli effetti sulla qualità dei servizi offerti, oltre alla mancanza di lavoratori giovani e preparati, che sarebbe invece necessaria nell’ambito della modernizzazione della Pa, c’è anche da dire che una società nella quale sempre meno persone hanno un lavoro sicuro sarà destinata ad una spirale di impoverimento complessivo. Occorre invece investire, in modo efficiente, sulla pubblica amministrazione. Adesso, con gli interventi previsti dal Pnrr, bisognerebbe valorizzare le competenze, agevolare forme di pensionamento anticipato e di flessibilità in uscita dal mondo del lavoro per incentivare il turnover generazionale e, al contempo, incoraggiare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, garantendo sempre di più la rappresentanza delle parti sociali per incidere sulle scelte programmatiche e dare voce alle istanze dei lavoratori.