Cgil, Cisl, Uil e Ugl alla riunione che si è tenuta presso l’Ispettorato nazionale del lavoro. La ministra Marina Calderone, dopo uno stop lungo cinque anni, ha riconvocato la Commissione centrale di coordinamento dell’attività ispettiva, luogo deputato per una valutazione di quanto fatto per contrastare gli infortuni sul lavoro e il sommerso, aspetti spesso connessi fra loro

Il fatto che sia stata convocata la Commissione centrale di coordinamento dell’attività ispettiva è, di per sé, già una notizia, anche se poi è necessario riflettere anche sulla qualità e la quantità degli interventi messi in campo per rendere più sicuri i luoghi di lavoro e per contrastare il fenomeno del lavoro sommerso. La Commissione centrale di coordinamento dell’attività ispettiva è stata istituita ai sensi dell’articolo 3 del decreto legislativo 124/2004, come luogo di incontro e condivisione fra le Istituzioni (oltre al ministro e al capo dell’Ispettorato nazionale del lavoro, sono presenti i rappresentanti di Inps, Inail, Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di finanza e Agenzia delle entrate) e le parti sociali (nello specifico, Cgil, Cisl, Uil e Ugl per il sindacato e Confindustria, Confcommercio, Confartigianato e Confagricoltura per parte datoriale). Fino a tutto il 2018, la Commissione è stata convocata con una certa regolarità, almeno una volta all’anno, per fare il punto sulle attività svolte e per programmare gli interventi a seguire. Nella passata legislatura, la Commissione non è mai stata convocata, nonostante si siano succeduti tre ministri del lavoro (Luigi Di Maio, Nunzia Catalfo e Andrea Orlando). La nuova ministra Marina Calderone, convocando le parti, ha voluto quindi inviare un chiaro segnale, confermando la volontà di agire per dare più sicurezza al lavoro, in linea con i tavoli di confronto di queste settimane. Del resto, il dato sugli infortuni, compresi quelli mortali, non permette di allentare la presa neanche un poco, senza dimenticare l’enorme impatto del lavoro sommerso sui lavoratori, ma anche sulle imprese sane che rischiano di fallire.