Restano, però, forti differenze di età, genere, territorio e settore produttivo

La ministra del lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone, già dal primo incontro che ha avuto con i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, Maurizio Landini, Luigi Sbarra, Pierpaolo Bombardieri e Paolo Capone, ha confermato la volontà di rafforzare la previdenza complementare, per rendere così più sostanzioso il potere d’acquisto dei futuri pensionati. La stessa posizione è stata espressa anche dal sottosegretario Claudio Durigon, durante l’incontro tecnico sui giovani e le donne. L’idea di sostenere la previdenza complementare attraverso incentivi a carattere fiscale è apprezzata anche dalle associazioni datoriali, tenendo conto del fatto che, negli ultimi anni, parte degli aumenti retributivi è stata proprio indirizzata verso la previdenza complementare ed altre misure di welfare aziendale. Intanto, Assofondipensione fa sapere che fra il 2021 e il 2022 sono aumentati gli iscritti. Grazie ad una crescita del 10%, gli iscritti a fondi negoziali di categoria sono oltre 3,8 milioni. La cosa che fa pensare è che larga parte di questi nuovi iscritti ha più di 54 anni; si tratta di persone relativamente vicine alla pensione che intendo giocarsi questa carta per avere a disposizione una rendita maggiore rispetto alla semplice rivalutazione del trattamento di fine rapporto. I numeri confermano forti differenze di genere e territoriali nelle adesioni ai fondi. Pesa pure il settore produttivo.