Contando anche le revoche e le decadenze, il risparmio è di circa 11 miliardi

La procedura aperta dalla Commissione europea sui requisiti di accesso al reddito di cittadinanza apre un nuovo fronte, proprio mentre il Ministero del lavoro e delle politiche sociali sta elaborando le regole che troveranno applicazione da luglio del 2023. In particolare, secondo la Commissione europea, il requisito dei dieci anni di residenza in Italia si configura come discriminazione indiretta nei confronti dei cittadini stranieri, ma anche per gli italiani che, per ragioni diverse, si sono trasferiti all’estero e poi sono rientrati in Patria. In attesa della risposta del Ministero, emerge, sempre con riferimento al reddito di cittadinanza, un dato mai evidenziato prima, almeno con questa sottolineatura. Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, colui che materialmente ha definito la norma di legge, ha infatti comunicato che, per effetto dei controlli effettuati dall’Istituto, da aprile 2019 sono state bocciate circa 3 milioni di domande, con un risparmio, almeno sulla carta, di quasi 11 miliardi di euro, considerando anche le revoche e le decadenze. Il tasso di rigetto è al 32%. Ciò che Tridico non evidenzia è il dato relativo alle motivazioni del rigetto. In un certo numero di casi, è infatti verosimile che il mancato accoglimento della domanda sia legato ad una carenza di documentazione, successivamente sanata, cosa che peraltro capita spesso anche sul versante delle pensioni.