Ucraina, la Nato chiede più spese militari. Difficoltà e occasioni per l’Italia. Crosetto: «Tutti i Paesi hanno detto sì e io ieri ho detto sì con fatica perché se l’Ue non ci dà una mano faticheremo»

Sarà una guerra di logoramento quella in Ucraina, così ha decretato il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, che già aveva lanciato l’allarme. Dunque, servirà produrre più armi e questo è un problema, quanto meno per l’Italia. Per vincere una guerra che, a parole, si è sicuri o costretti a vincere servono più armi sia all’Ucraina sia agli Stati occidentali per ricostituire le scorte che vanno esaurendosi. La Nato ha dunque chiesto ufficialmente agli alleati di produrne di più e di spendere di più per la Difesa. Ma quanto? Il 2% non è più l’obiettivo ma il punto di partenza. Diversi Stati, a partire da Germania e Polonia, confermano che il 2% non è la soglia sufficiente per garantire la necessaria sicurezza contro il rischio di attacco diretto dalla Russia. Il presidente polacco ha dichiarato: «Quest’anno spenderemo il 4% del Pil in Difesa». Ma per l’Italia, al di là degli afflati di pacifismo che agitano trasversalmente gli schieramenti politico, c’è una questione prettamente economica che le impedisce di essere al passo con le richieste della Nato, in primis quella di produrre più armi in tempi stretti, anche alla luce dei limiti imposti dalle regole fiscali dell’Unione europea. Tant’è che la riunione dei ministri della Difesa, nel quartier generale a Bruxelles, si è chiusa con una questione aperta e che verrà affrontata a livello di leader al summit di luglio a Vilnius, in Lituania. Qualcosa potrebbe cambiare? Lo ha ribadito e spiegato molto chiaramente oggi il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in audizione davanti alle commissioni Difesa di Camera e Senato. «La scelta del 2% alla Nato non è stata fatta da me o da questo Governo. La scelta risale al 2014 ed è stata ribadita da tutti i Governi che si sono susseguiti e l’unica persona che in un consesso Nato ha detto che il 2% per l’Italia è difficile da raggiungere è stato il sottoscritto». Ecco perché la proposta di scorporo delle spese militari fatta recentemente a Bruxelles da Roma, perché «l’unico modo per non togliere risorse per interventi sociali è quello di non calcolare le spese all’interno dei vincoli di bilancio». D’altronde, è il ragionamento di Crosetto, «esistono due Nato: una Nato prima della Crimea e una Nato dopo la Crimea e c’è la Nato che cambia ancora di più dopo l’invasione dell’Ucraina e prende atto della necessità di difendersi. Ogni Paese deve far sua parte che è quella del 2%. Tutti i Paesi hanno detto sì e io ieri ho detto sì con fatica perché se l’Ue non ci dà una mano faticheremo».