di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Fra le tante questioni da risolvere in Italia, una resta sempre sullo sfondo, se ne parla ancora troppo poco, nonostante sia per sua stessa natura essenziale per il futuro del Paese. La denatalità. La Penisola ormai, per la sua situazione particolare, per il numero ridotto di nascite e la presenza di una percentuale di popolazione anziana sempre più alta e destinata a crescere ulteriormente, è diventata anche a livello internazionale un laboratorio di studi sociali. Nel giro di qualche anno potrebbe abbattesi sulla nostra società un “Silver Tsunami”, questa la definizione inglese, ovvero un’ondata d’argento tale da sommergere e far scomparire letteralmente il Paese, non a livello geografico, ma demografico. Ne ha parlato il New York Times e l’allarme è stato ripreso dal presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo, che ha spiegato l’entità del fenomeno in una recente intervista sul Foglio: «Stiamo andando verso il baratro demografico». Il rischio concretissimo è quello dell’estinzione degli italiani, una parola forte, ma tutt’altro che esagerata rispetto alla situazione. Tra meno di cinquant’anni, nel giro di due generazioni, la popolazione subirà una riduzione drastica: il numero totale degli abitanti della Penisola dovrebbe scendere a 48 milioni secondo l’Istat, addirittura a 32 milioni secondo l’Onu, salvo inversioni di tendenza corpose e costanti. Da comprendere il fatto che il problema consiste non solo e non tanto nella riduzione complessiva del numero di abitanti, ma soprattutto nel rapporto numerico fra giovani ed anziani, talmente sbilanciato verso questi ultimi da generare una poderosa crisi economica e gravissimi problemi sociali, per la gestione dei sistemi previdenziali, assistenziali e sanitari. Per invertire la tendenza occorrerebbe raggiungere l’obiettivo del mezzo milione di nascite annuali entro la fine del decennio, dalle circa 400 mila attuali. Per il momento, però, il percorso discendente della denatalità, iniziato decenni fa, non cambia. Ed ora riguarda anche aree del Paese un tempo più prolifiche, come il Mezzogiorno, e contagia anche gli immigrati, considerati da alcuni un rimedio a questa situazione. Tante le cause, di tipo economico, sociale, culturale, alla base della scelta di fare sempre meno figli e sempre più tardi. Ora, però, è il momento di agire, rendendo più semplice affrontare la sfida della genitorialità con politiche mirate, non solo dal punto di vista fiscale, ma anche intervenendo sul welfare, sui servizi, l’accesso alla casa, i tempi delle città, e soprattutto agendo per cambiare il mondo del lavoro, per far crescere la quantità e la qualità dell’occupazione giovanile. Bisognerebbe iniziare a considerare questa emergenza per l’importanza che ha, prima che sia troppo tardi, per evitare che sul nostro sistema si abbatta l’onda del Silver Tsunami.