Dichiarato lo stato di emergenza in dieci province turche

A più di 24 ore dal devastante terremoto che ha colpito il sud Turchia e il nord della Siria, il bilancio delle vittime è salito a oltre cinquemila morti (più di tremila in Turchia, oltre 1.500 in Siria), ma il bilancio peggiora di ora in ora e si teme che il numero possa salire oltre diecimila. La macchina organizzativa internazionale si è già messa in moto per fornire aiuti e assistenza alle popolazioni colpite dal violento sisma di lunedì (in realtà i terremoti sono stati due, il primo alle 2.17 e il secondo alle 11.24, ora italiana, rispettivamente di magnitudo 7.8 e 7.5 della scala Richter). Oltre ottomila persone sono state salvate in Turchia, mentre nella notte si sono registrate diverse scosse di assestamento a conferma di un’attività sismica che resta ancora elevata. Oggi il presidente americano Joe Biden ha sentito il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ribadendo la disponibilità degli Stati Uniti a fornire tutta l’assistenza necessaria «al nostro alleato della Nato di fronte a questa tragedia». Biden ha espresso le condoglianze a nome del popolo statunitense a coloro che sono rimasti feriti o che hanno perso i propri cari nei terremoti, poi ha sottolineato che «squadre Usa sono state dispiegate rapidamente per supportare gli sforzi di ricerca e soccorso turchi e coordinare l’assistenza alle persone colpite dal sisma», inclusi servizi sanitari o generi di prima necessità. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato lo stato di emergenza per tre mesi nelle dieci province del sud est della Turchia che sono state colpite dal terremoto.