«Daremo all’Italia una riforma per far governare chi è eletto e una riforma della giustizia»

«Il 2023 sarà l’anno delle grandi riforme». Così il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, rinnova una promessa fatta alla fine del 2022, parlando dal palco dell’auditorium di Santa Cecilia, a Roma, dove il centrodestra s’è riunito ieri in sostegno del candidato alla presidenza della Regione Lazio, Francesco Rocca. «Daremo all’Italia una riforma per far governare chi è eletto, una riforma della giustizia, perché se hai una pena te la devi scontare tutta», ha aggiunto il premier. Evidente il riferimento alla riforma in senso presidenziale, uno dei pilastri del programma della coalizione, insieme all’Autonomia differenziata, per la quale sono stati già compiuti i primi passi: il disegno di legge è stato approvato dal Consiglio dei ministri la scorsa settimana e adesso affronterà un iter, lungo e tortuoso, che dovrebbe concludersi (salvo sorprese) entro 12-13 mesi. In questi giorni il dibattito pubblico e politico è stato parecchio animato dal caso Cospito, l’anarchico che sta scontando un ergastolo in regime di 41-bis e che, in segno di protesta, da oltre 100 giorni conduce uno sciopero della fame, e le relative minacce provenienti dalla galassia anarchica.
«Lo Stato non deve trattare con la mafia e nemmeno con chi minaccia», ha detto Meloni, ribadendo un concetto espresso anche nei giorni scorsi insieme all’invito rivolto a tutte le forze politiche ad abbassare i toni. Anche se «i toni non li abbiamo mai alzati, raccogliamo l’invito a lavorare tutti con grande unità quando ci sono delle intimidazioni eversive e delle minacce alla sicurezza dello Stato. Su questo Meloni troverà il M5s compatto e in prima linea per assicurare unità e forza allo Stato», ha assicurato il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, intervenendo in occasione di un appuntamento elettorale a Monza. «L’invito ad abbassare i toni deve essere accolto da tutti. Noi di FI non abbiamo mai alzato i toni. Lavoriamo per l’unità del governo e per dare risposte concrete. Dobbiamo preoccuparci di questo», ha detto invece il coordinatore nazionale di Forza Italia e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Secondo il leader della Lega, Matteo Salvini, «se te lo hanno dato il 41 bis te lo fai. Se qualcuno inneggia alla lotta armata non è un diritto ma un dovere che questo non parli all’esterno, non parli ai giovani».