La Nota congiunturale. Riguardo l’inflazione: «Rallentamento legato alle componenti più volatili»

Nel 2023 l’economia italiana dovrebbe crescere dello 0,6%, dopo il +3,8% previsto per il 2022, per accelerare nel corso del 2024, al +1,4%. È quanto stima l’Ufficio Parlamentare di Bilancio nella Nota sulla congiuntura di febbraio, in cui si legge che «il quadro macroeconomico dell’economia italiana è circondato da un’incertezza ancora molto ampia, riconducibile principalmente alle prospettive del commercio internazionale, oltre che alla forte volatilità dei mercati delle materie prime, sulla quale pesano le tensioni geopolitiche con la Russia». Segnali positivi, tuttavia, si cominciano ad intravedere, come il calo dei prezzi delle materie prime energetiche. A fine gennaio, ricorda infatti l’UPB, le quotazioni del gas naturale sono tornate a poco più di 55 euro per Megawattora, sui livelli di settembre 2021, contro i 350 euro toccati alla fine di agosto dello scorso anno. Fattore, che insieme al clima mite, ha permesso ai Paesi europei di attingere meno alle scorte di quanto fatto in passato. Con la lenta normalizzazione dei prezzi dell’energia, si prevede ora un ritorno alla “normalità” anche per l’inflazione. Le ultime rilevazioni – +11,6% a dicembre, dal +11,8% di novembre, e +10,1% a gennaio – potrebbero «suggerire che il picco sia ormai superato. Nonostante ciò, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio evidenzia come la «flessione sia dovuta alle componenti più volatili, soprattutto energetiche, mentre l’inflazione di fondo continua ad aumentare, seppure in misura marginale, rallentando il processo di disinflazione».