La guerra sul cibo che minaccia il Made in Italy. Dalla farina di grilli al Nutriscore: gli attacchi alla cultura enogastronomica

Non ce ne accorgiamo, ma c’è una guerra che si sta consumando proprio sotto il nostro naso. Anzi sulle nostre tavole. A partire dalla carne sintetica, visto che in Europa le prime richieste di “via libera” potrebbero essere già presentate nel 2023, mentre negli Usa già dallo scorso novembre è stata autorizzata la prima carne di pollo prodotta in laboratorio. Passando per l’etichettatura degli alcolici che solo in Irlanda, Paese oggettivamente segnato dall’abuso di alcol, entrerà in vigore dal 2026 con moniti sul rischio legato al consumo di queste bevande (come per le sigarette), autorizzata dalla Commissione europea, scatenando la rabbia degli agricoltori e dei produttori di vino in Italia, Francia e Spagna. Infine, l’ultima novità gastronomica che ha avuto il via libera dall’Europa: la farina di grillo; che è il quarto dei “novelfood” ammessi insieme alle larve del verme della farina, alle locuste e alle larve del verme della farina minore). L’apertura agli alimenti sintetici, l’etichettatura del vino con la scritta «Nuoce gravemente alla salute», l’apertura verso i “novelfood” (gli insetti) e l’utilizzo del semaforo alimentare (il Nutriscore) stanno seriamente preoccupando la filiera agroalimentare del nostro Paese. Gli ultimi, solo in ordine di tempo, a lanciare un grido di allarme, gli esponenti della Confartigianato Imprese Sardegna. Per questi ultimi l’Europa vede il tutto con le lenti delle multinazionali a discapito delle produzioni artigianali. Per loro “novelfood” e Nutriscore sono sconcertanti trovate che rischiano di ammazzare o ridimensionare le eccellenze del Made in Italy, in nome di fasulle ideologie “salutiste” e “green” a discapito delle tradizioni, della nostra cultura e della nostra economia.