di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Gli ultimi dati sulla situazione economica del Paese tratteggiano un’immagine in chiaroscuro. L’anno appena concluso ha infatti visto il Pil italiano crescere oltre le aspettative, anche dello stesso Governo, arrivando a quota +3,9%. Poi, però, nell’ultimo quadrimestre si è verificata una leggera frenata, del -0,1%, ad indicare un peggioramento del quadro economico. Sulla base di questi numeri, le stime Istat calcolano per il 2023 una crescita acquisita dello 0,4%. Con l’incognita del prezzo dell’energia: è presumibile un ridimensionamento sui mercati mondiali, cosa che provocherebbe, se concretizzata, effetti positivi per il Paese. Nomisma Energia prevede una riduzione della tariffa del gas del 33%, il ministro Giorgetti ha parlato del 40%. Ma per scongiurare il rischio recessione o stagnazione è necessario, comunque, prestare la massima attenzione alla flessione appena avvenuta, interpretandola come un campanello d’allarme, e quindi adottare misure strutturali di medio e lungo periodo, immettendo liquidità nell’economia reale a sostegno delle imprese maggiormente colpite dal caro energia e, al contempo, incentivando le assunzioni per favorire il turnover e l’occupazione. I dati sull’economia vanno infatti collegati a quelli relativi al mondo del lavoro. In questo caso abbiamo dei segnali positivi, con una crescita della percentuale degli occupati, al 60,5%. Ovvero 37mila in più a dicembre rispetto al mese precedente ed in aumento di 334mila unità al confronto col dicembre 2021. Visti più da vicino, tuttavia, anche questi dati, comunque incoraggianti, non sono esenti da criticità, con una crescita dell’occupazione sostanzialmente limitata alla componente maschile della popolazione attiva ed un tasso di occupazione giovanile al 22,1% dopo un calo dello 0,5%. Bisogna, quindi, rivedere complessivamente il sistema delle politiche attive e il nostro sindacato auspica che anche su questo tema, come sta accadendo per altre importanti aree del mondo del lavoro, venga al più presto convocato un tavolo tra parti sociali e governo. Per discutere di una riforma necessaria, che parta dalla trasformazione del reddito di cittadinanza in reddito di responsabilità e che comprenda anche la fondamentale questione della formazione, per colmare quel mismatch all’origine del disequilibrio fra domanda e offerta che penalizza lavoratori e imprese. Senza dimenticare le continue tragedie che avvengono nei luoghi di lavoro, le morti bianche che impongono un percorso di revisione della formazione, formulato in modo da inserire organicamente la materia della salute e sicurezza, a partire dalle scuole. La conoscenza e la cultura della sicurezza come elementi fondamentali, da affiancare a maggiori controlli, a un coordinamento delle banche dati e a un’implementazione degli organici degli Enti ispettivi.