Un aumento ingiustificato. L’impennata dei prezzi dei carburanti si è registrata a partire dal 1° gennaio

Il 14 gennaio 2023 è stato pubblicato in gazzetta ufficiale il decreto-legge numero 5 del nuovo anno. Il provvedimento nasce come risposta del governo allo scenario che si è venuto a creare all’indomani del termine delle misure di parziale sterilizzazione delle accise, introdotte dall’esecutivo Draghi e replicate da Giorgia Meloni nel cosiddetto decreto Aiuti-quater. Per tutto l’autunno e per i primi giorni dell’inverno, gli italiani hanno potuto godere di uno sconto sul prezzo dei carburanti per autotrazione, utile a contenere, almeno su questo versante, i maggiori costi energetici legati alla guerra russo-ucraina. Naturalmente, come spesso accade, un taglio generalizzato come quello apportato alle accise finisce per agevolare tutte le categorie di persone, senza tener conto dei reddito o del maggiore o minore utilizzo dell’automobile. Paradossalmente, come evidenziato peraltro dalla stessa premier, anche i poveri che non hanno una macchina contribuiscono al taglio delle accise di chi magari povero non è ed ha anche un’automobile di grossa cilindrata. È opportuno ricordare che ogni mese di taglio delle accise pesa per oltre un miliardo di euro. Tornando, al decreto-legge 5/2023, dietro l’adozione di questo provvedimento urgente vi è l’impennata dei prezzi dei carburanti che si è registrata all’alba del 1° gennaio, dopo che, come osservato dalle associazioni dei consumatori, ad iniziare da UgCons, il giorno prima era stato praticamente impossibile fare il pieno.