200 euro extra. Il datore di lavoro può riconoscere al proprio dipendente dei buoni benzina esentasse. Il riferimento è al testo unico delle imposte sui redditi che, al momento, prevede una soglia di legge a 258,23 euro. Il beneficio economico erogato sotto forma di fringe benefit è considerato aggiuntivo

L’articolo 1 del decreto-legge 5/2023 prevede, al comma 1, la possibilità per il datore di lavoro di erogare un bonus carburante in favore dei suoi dipendenti. Fermo restando quanto stabilito dall’articolo 51, comma 3, terzo periodo del decreto del Presidente della Repubblica 917/1986, i buoni benzina (comunque denominati) ceduti da un datore di lavoro privato ai suoi dipendenti, nel periodo compreso fra il 1° gennaio 2023 e il 31 dicembre sempre dell’anno in corso, non concorrono alla formazione del reddito del lavoratore nel limite massimo di 200 euro. Si parla, in altri termini, di defiscalizzazione, vale a dire che i 200 euro sono da considerarsi netti. Ritorna il tema dei cosiddetti fringe benefit; si tratta del welfare aziendale che il datore di lavoro eroga in forma liberale, in forza di un accordo collettivo o adempiendo ad una norma di legge. La norma generale richiamata al comma 1 dell’articolo 1 del decreto-legge 5/2023 è stata più volte oggetto di deroga da parte del legislatore. Soprattutto negli ultimi due anni, la soglia di esenzione fiscale è stata rivista in aumento. Di norma, infatti, la soglia di non concorrenza al reddito è pari a 258,23 euro (in pratica la trasformazione in euro delle originarie 500mila lire). Nel 2021 e nel 2022, il limite è salito a 516,46 (un milione di lire). Con due successivi provvedimenti, prima Draghi ha portato la soglia a 600 euro e poi Meloni a 3mila euro. Con l’anno nuovo, si è tornati, per il momento, a 258,23 euro con i 200 euro dei buoni considerati aggiuntivi.