di Francesco Paolo Capone – Segretario Generale UGL

La sfida dei prossimi mesi è quella di mettere mano in maniera serie sulla pressione fiscale. Occorre intervenire sull’Irpef, ma anche su tutta la partita legata alla tassazione indiretta, partendo proprio dall’Iva, dalle accise e dal taglio dei cosiddetti oneri impropri che pesano sui consumatori

Il decreto-legge 5/2023 è stato accompagnato da una forte polemica che ha visto da una parte il ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, e, dall’altra, le rappresentanze sindacali dei gestori dei distributori di carburanti. Le categorie, in particolare, lamentavano il fatto che sugli organi di informazione è passato il messaggio che l’aumento esponenziale dei prezzi praticati era dovuto esclusivamente alla loro speculazione. Il ministro, in vista della serrata indetta per questa settimana, ha così deciso di inviare un segnale chiaro, convocando gli esercenti più e più volte, per provare a trovare una soluzione immediata che scongiurasse lo sciopero (effettivamente, una sigla ha subito revocato la chiusura, mentre le altre hanno dimezzato la durata) e che, principalmente, ponesse le basi per futuri interventi correttivi al sistema. Questo perché è di tutta evidenza che il problema del costo dei carburanti, giudicato eccessivo da parte dei consumatori, non si risolve di certo tagliando in maniera estemporanea le accise, come pure è accaduto negli ultimi mesi del 2022. Un intervento di questo tipo è molto costoso, in quanto vale oltre un miliardo di euro al mese; giustamente, è stato adottato prima da Draghi e poi da Meloni, ma è una risposta emergenziale. Serve, piuttosto, guardare avanti in una prospettiva di riforma complessiva della tassazione. Nel momento in cui si parla con insistenza di riforma dell’Irpef, è fondamentale mettere mano anche a tutto il sistema della tassazione indiretta, partendo dalla revisione del paniere Iva, razionalizzando il sistema delle accise sui carburanti e i prodotti energetici in generale e tagliando gli oneri impropri.