Uscite in calo, mentre resta il tema del ridotto potere d’acquisto degli assegni

In attesa del proseguimento del confronto fra la ministra del lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone, e i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e delle altre parti sindacali e datoriali, dall’Inps arrivano i numeri aggiornati sul sistema previdenziale nel nostro Paese. Il 2022 si è chiuso con le pensioni in calo: nel corso dello scorso anno, infatti, le nuove pensioni sono state poco meno di 780mila, di cui oltre 437mila relative alla componente femminile. La riduzione del numero complessivo delle pensioni si spiega con fattori diversi. In primo luogo, occorre ricordare il passaggio da Quota 100 a Quota 102, con l’innalzamento dell’età pensionabile minima. In molti hanno anche deciso di posticipare l’uscita, sfruttando l’opportunità data dal ricorso allo strumento del lavoro agile in maniera ancora diffusa, nonostante la fine dell’emergenza Covid-19. Una seconda questione che torna in maniera prepotente è quella del potere d’acquisto delle pensioni con il corollario della forte differenza di genere. L’importo medio mensile di 1.153 euro, con una forte differenza, però, fra donne (976 euro) e uomini (1.381 euro). Si tratta di aspetti sui quali il tavolo di confronto si è già confrontato, senza però arrivare alla definizione degli interventi da mettere in campo nell’immediato e, soprattutto, in prospettiva, considerando la precarietà di tante forme contrattuali e carriere professionali.