di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Al centro dell’attenzione del governo, in questi giorni, la questione energetica, anche oltre le urgenze del momento, con un progetto per il futuro. La crisi energetica che ha sconvolto il mondo ed in particolare l’Europa nell’anno passato, già da prima dello scoppio della guerra in Ucraina e poi ulteriormente acuita dalla necessità di interrompere i rapporti di fornitura dalla Russia, ha mostrato chiaramente il bisogno di garantire in modo più sicuro l’approvvigionamento. Da ciò l’idea di Giorgia Meloni, condivisa anche col Presidente Mattarella, di gettare le basi per la realizzazione di un piano strategico di medio periodo per rendere il Paese più forte dal punto di vista del reperimento delle fonti energetiche. Un progetto chiamato “piano Mattei” in omaggio al fondatore dell’Eni, che fece della questione dell’autonomia energetica italiana una vera e propria missione, purtroppo poi interrotta a causa della sua scomparsa in circostanze ancora misteriose. Obiettivo: rendere il Paese del tutto sganciato rispetto al gas russo entro due anni e trasformarlo in un vero e proprio hub di distribuzione di energia dall’Africa verso l’Europa, attraverso accordi con i Paesi fornitori, con una collaborazione utile ad entrambe le parti. Ecco quindi la visita della stessa Meloni in Algeria, come quella del ministro Tajani in Egitto, per impostare il transito verso l’Italia e poi verso il resto d’Europa. Un flusso che potrebbe superare i 60 miliardi di metri cubi di gas e che a regime dovrebbe portare alla creazione di almeno 7 centri di rigassificazione lungo la Penisola. Un progetto caldeggiato anche da quei partner europei che potrebbero beneficiarne, Berlino in primis. Il piano avrebbe le potenzialità per trasformarsi in un grande vettore di sviluppo per l’Italia, apportando benefici dal punto di vista occupazionale, rinvigorendo la nostra industria, dando il via ad investimenti infrastrutturali, stimolando la ricerca, anche per incrementare la produzione nazionale di energia da altre fonti, dalle rinnovabili al nucleare di ultima generazione, per una ancor maggiore sicurezza. Utile, poi, per dare un senso, finalmente positivo, al posizionamento strategico dell’Italia, con possibili ripercussioni geopolitiche importanti per tutta l’area coinvolta: «Nel Mediterraneo viaggia la stragrande maggioranza dei nostri interessi nazionali. Questo per noi è un territorio cruciale», così il Presidente del Consiglio. Non solo, quindi, la questione energetica e l’economia in generale, ma anche altri temi fondamentali, dalla stabilizzazione politica del Nord Africa alla gestione ordinata e sicura dei flussi migratori, ad esempio. L’auspicio è che questo piano riesca a concretizzarsi, superando le inevitabili ostilità che potrà incontrare sul suo cammino e portando a compimento quel progetto iniziato tanti anni fa da Enrico Mattei.