Il governo studia come ridare potere d’acquisto a stipendi e pensioni

Si torna a parlare di riforma fiscale, seppure ancora un poco sottotraccia. Dopo l’intervento contenuto in legge di bilancio con la flat tax sui redditi incrementali dei lavoratori autonomi, presto potrebbe essere la volta dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. I tempi non sono certi, anche se, nella migliore delle ipotesi, un primo intervento potrebbe scattare con il prossimo anno; ciò che è più certo, è che il dossier è comunque aperto e viaggia fra il ministero dell’economia e Palazzo Chigi. L’ipotesi di estendere semplicemente la tassa piatta (questa è la traduzione del termine flat tax) al lavoro dipendente e ai pensionati si scontra con due aspetti: in primo luogo, i costi dell’operazione che potrebbe essere decisamente importanti; in secondo luogo, con il dettato costituzionale sulla progressività delle imposte. L’Ugl, a suo tempo, osservò come questo secondo aspetto è superabile, se l’eventuale aliquota unica è accompagnata da un coerente sistema di detrazioni e di deduzioni fiscali. Il governo, per superare queste due incognite, starebbe lavorando sul versante della semplificazione. Quindi, non una aliquota unica, ma, piuttosto, tre aliquote per altrettanti scaglioni, con una attenzione soprattutto sui redditi medi, oggi decisamente più penalizzati, soprattutto in presenza di entrate aggiuntive. Il tutto, tenendo conto anche di come favorire le assunzioni stabili.