di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

È iniziato il confronto per la riforma del sistema pensionistico, che, secondo le intenzioni di Marina Calderone dovrebbe portare innanzitutto a definire il quadro per l’anno in corso e poi a varare un riordino complessivo della materia, chiudendo la fase degli interventi tampone e superando una volta per tutte la Fornero. Si offrirebbero, così, maggiori certezze sia ai lavoratori in uscita che ai giovani sul proprio futuro previdenziale. Il ministro ha garantito il massimo impegno in tal senso e la volontà di rispettare un’agenda di incontri puntuale, per riflettere assieme ed arrivare a risultati concreti. L’Ugl propone una definitiva archiviazione dell’impianto Fornero, non solo iniquo, ma anche controproducente, avendo ingessato il mercato del lavoro, contribuendo alla crescita esponenziale della disoccupazione giovanile. Dal nostro punto di vista il criterio alla base della riforma dovrà essere quello della massima flessibilità possibile in uscita, lasciando alla persona la scelta di valutare quando ritirarsi dal mondo del lavoro, attraverso strumenti variegati che siano in grado di rispondere alle diverse esigenze determinate da fattori come età, anzianità contributiva, carichi familiari, tipologia di lavoro svolto. Superando gli interventi temporanei, che pure in questi anni hanno permesso di contenere l’impatto negativo della Fornero, e stabilizzando gli strumenti a disposizione dei lavoratori. Le formule migliori, per l’Ugl, sono due: Quota 41, con riferimento alla sola anzianità contributiva, e Quota 100 “libera”, con il doppio riferimento all’anzianità contributiva e all’età della persona, senza però paletti sull’uno o l’altro elemento. Servono poi altre misure: un miglioramento della disciplina di vantaggio per i lavori usuranti, ampliando la platea o reintroducendo strumenti come l’Ape volontaria o l’Ape aziendale; la costruzione di una pensione di garanzia per chi ha carriere discontinue, specie i giovani e le donne, ad esempio assicurando una copertura figurativa per il part-time, spesso scelta obbligata per ragioni di conciliazione famiglia-lavoro e assistenza a minori e non autosufficienti; l’eliminazione di ogni ostacolo alla totalizzazione dei contributi e al riscatto degli anni di studio, da estendere a tutti i livelli di istruzione e con costi sostenibili. Poi un maggiore sostegno, anche in termini fiscali, alla previdenza complementare, una revisione del meccanismo delle detrazioni per le pensioni già in essere, la possibilità di cumulo, entro una determinata soglia, fra assegno di invalidità e lavoro, sia dipendente che autonomo. Infine il riconoscimento del ruolo sociale di intermediazione di Caf e Patronati e la separazione fra previdenza e assistenza nel bilancio dell’Inps, così da assicurare una migliore lettura di quella che è la realtà vera della spesa pensionistica. Queste le nostre proposte per un confronto che auspichiamo costruttivo ed efficace.