L’accordo con i turchi mette a forte rischio sette stabilimenti attivi in Italia

Le federazioni di categoria di Cgil, Cisl, Uil e Ugl vogliono vederci chiaro e, per tale ragione, chiedono l’apertura di un tavolo di confronto alla presenza anche del Ministero delle imprese e del made in Italy. Torna prepotentemente alla ribalta, la questione della presenza di Whirlpool nel nostro Paese. La multinazionale del bianco, come noto, negli ultimi anni è spesso salita agli onori della cronaca per decisioni mai concordate con i sindacati che hanno portato alla chiusura di stabilimenti, compresi quelli di alcune controllate, da nord a sud dell’Italia. in molti casi, come a Napoli, si sono raggiunti picchi di forte tensione per l’alto numero di lavoratori coinvolti. La notizia di queste ore, che era circolata nelle scorse settimane come ipotesi, è la conferma dell’accordo fra la Whirlpool e il gruppo turco Arçelik, facente capo alla famiglia Koc. Per effetto di questa intesa, il colosso americano si appresta a mettere sul piatto nove stabilimenti europei, di cui sette in Italia, mentre l’azienda turca farà lo stesso con due stabilimenti in Romania. Ciò che però allarma i sindacati è il fatto che la società sarà al 75% di Arcelik e al 25% di Whirlpool, il tutto senza un confronto preventivo volto a capire quali siano le reali intenzioni dei turchi, già proprietari del marchio Beko. Il timore è che possa verificarsi qualcosa di simile al caso dei gianduiotti della piemontese Novi.