Lo denuncia un rapporto di Porte aperte, sottolineando che ad essere perseguitato è un cristiano ogni sette

Un cristiano ogni sette «sperimenta un livello alto di persecuzione e discriminazione a causa della propria fede». Lo denuncia Porte aperte-Open Doors, un’organizzazione non governativa, presentando oggi alla Camera dei deputati il rapporto annuale sulla persecuzione dei cristiani. Il report, che ha monitorato la situazione in cento Paesi, sostiene che la crescita della persecuzione anti-cristiana non si arresta e ha subito un’accelerazione nell’ultimo decennio. Dunque «sono oltre 360 milioni nel mondo i cristiani che sperimentano almeno un livello alto di persecuzione e discriminazione a causa della propria fede (1 cristiano ogni 7); la Corea del Nord torna al primo posto; la violenza anticristiana in Africa Sub-Sahariana raggiunge intensità senza precedenti». Secondo il rapporto, «la Nigeria ancora epicentro di massacri (salgono da 4.650 a 5.014), mentre il numero totale di cristiani uccisi per ragioni legate alla fede decresce leggermente attestandosi a 5.621; cresce il numero di Paesi che adottano il modello cinese di controllo centralizzato sulla libertà di religione, con l’uso massiccio di tecnologia, mentre la Cina (al sedicesimo posto della lista), sta forgiando un’alleanza internazionale per ridefinire i diritti umani; cresce il fenomeno della chiesa “profuga”, sempre più cristiani in fuga dalla persecuzione; in America Latina, c’è meno libertà a causa di mal governo, criminalità e leader indigeni; infine, la Chiesa in Medio Oriente, sempre più ridotta nei numeri e sotto pressione».