Per la prima volta in quarant’anni Pil cinese ai minimi: 3% nel 2022. Le vendite al dettaglio in calo dell’1,8% a dicembre (5,9% novembre); gli investimenti immobiliari diminuiti del 10,0% su base annua

Un brutto anno il 2022 per la Cina. Il Dragone ha registrato nel IV trimestre un Pil in rialzo del 2,9%, pari ad una crescita del 3% nell’intero 2022, segnando, così, uno dei livelli più bassi da oltre 40 anni a questa parte. Secondo i dati diffusi dall’Ufficio nazionale di statistica, su base congiunturale tra III e IV trimestre la variazione è stata pari a zero, dovuto soprattutto alla politica “zero contagi” da Covid. Per la prima volta in oltre 60 anni, la popolazione è calata, confermando la questione della crisi demografica che sta colpendo la nazione più popolosa del pianeta. «Alla fine del 2022 la popolazione nazionale era di 1.411 milioni di abitanti», ha scritto in una nota l’Ufficio nazionale di statistica di Pechino, precisando che si tratta di una «diminuzione di 0,85 milioni rispetto alla fine del 2021». L’ultima volta in cui la Cina ha registrato un declino demografico simile è stato alla fine degli Anni 50, a causa della campagna di Mao Zedong per l’agricoltura collettiva e l’industrializzazione, che generò una massiccia carestia, portando alla morte decine di milioni di persone.
I tempi sono ovviamente diversi e la Cina non è più un Paese isolato dal mondo, anzi perfettamente “integrato” nell’economia mondiale, al punto da essere uno dei propulsori della crescita mondiale. Quindi cosa possiamo temere dal rallentamento della Cina, a cui corrisponde un rallentamento nell’economia reale, dovuto, prima, alla politica zero covid e, adesso, con l’alt alle restrizioni al diffondersi esponenziale dei contagi? Non è facile dirlo. Qualora nel 2023 la Cina non tentasse un rimbalzo in termini di crescita, già previsto al 4,9% poiché si immagina che la Cina non resterà con le mani in mano e farà, anzi già lo sta facendo, di tutto per rimuovere alcuni ostacoli chiave alla crescita, il rischio è quello di una recessione globale. Ma si rischia anche un’ondata inflattiva in tutto il mondo, in presenza di forte ripresa del gigante asiatico. Al momento non arrivano segnali univoci dall’economia cinese, visto che la produzione industriale è riuscita a tenere a dicembre, segnando un + 1,3% rispetto all’anno precedente, sebbene in rallentamento rispetto al 2,2% di novembre, mentre le vendite al dettaglio sono diminuite dell’1,8%, ampliando così il calo del 5,9% di novembre