Il cambio di paradigma da Giuseppe Conte a Giorgia Meloni, passando per Mario Draghi. L’approvazione a stretto giro della Legge di bilancio e del decreto Aiuti quater evidenzia la volontà del governo e del parlamento di tornare ad una visione più politica della realtà del Paese, uscendo dalla logica seguita a partire dal marzo del 2020 con l’esplosione del Covid-19

Dal marzo del 2020, molte cose sono cambiate. Sia nel Paese che all’interno dei cosiddetti palazzi del potere. Fino ad allora, nonostante una crescita esponenziale dello strumento del decreto-legge, le scadenze erano più o meno sempre le stesse. L’anno iniziava con un provvedimento di proroga di alcune scadenze rimaste in sospeso dall’anno precedente; poi proseguiva con un confronto di medio termine che, se del caso, portava a dei correttivi in corso d’opera fra giugno ed agosto. Il momento clou, però, era fra settembre ed ottobre, quando prendeva corpo la manovra finanziaria che il parlamento era chiamato ad approvare entro il 31 dicembre. A partire dal marzo del 2020, la pandemia ha cambiato completamente le carte in tavola con interventi urgenti mesi per mesi in favore delle famiglie e delle imprese. Il secondo governo Conte, dopo i decreti per i Ristori delle prime settimane, è passato ai Sostegni, con la Legge di bilancio, che, nei fatti, è diventata lo strumento per introdurre delle riforme che, altrimenti, sarebbe stato difficile trattare. Si pensi, ad esempio, all’inserimento in manovra della riforma degli ammortizzatori e delle politiche attive. Con Draghi, si è invece inaugurata la stagione dei decreti Aiuti, poi proseguita anche con l’esecutivo Meloni. L’ex Presidente della Banca centrale europea, però, ha anche provato a fare un salto di qualità in questo percorso accidentato, attraverso una più compiuta definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ora, a stretto giro, è arrivata l’approvazione della Legge di bilancio e, subito dopo, del decreto Aiuti quater. Al netto dei contenuti, la novità è rappresentata dal ritorno ad una visione più politica della realtà