Meloni più vicina all’esperienza Draghi piuttosto che a quella di Conte. I decreti Sostegni ed Aiuti hanno sostituito i decreti Ristori nell’impostazione degli interventi, tenendo conto del cambiamento di scenario economico, ma anche del mutato quadro politico complessivo

Il decreto-legge Aiuti quater si inserisce nel medesimo solco praticato dai precedenti governi, prima con Giuseppe Conte e, successivamente, con Mario Draghi. L’attuale leader del Movimento 5 Stelle, come si ricorderà, ai tempi in cui sedeva a Palazzo Chigi, a capo di un esecutivo in cui era presente anche il Partito democratico, aveva dato il via libera ai decreti Ristori, con l’introduzione di una serie di misure a sostegno delle famiglie e delle imprese. Erano i tempi del Covid-19, per cui larga parte di quei provvedimenti erano incentrati su contributi più o meno diretti, sotto forma di ammortizzatori sociali per i lavoratori e di credito d’imposta o monetari per le imprese. Non sono mancate polemiche, naturalmente, soprattutto in ordine ai parametri utilizzati per quantificare la riduzione dei ricavi legati alle chiusure obbligatorie come misura di contenimento della diffusione del virus e sul mancato inserimento di alcune categorie produttive. L’avvento di Draghi a Palazzo Chigi ha segnato un cambio di passo, anche in linea con il miglioramento complessivo della situazione sanitaria. La ripresa dell’economia, però, se da una parte ha liberato il lavoro, dall’altra ha prodotto un incremento dei prezzi delle materie prime, pure per l’effetto perverso legato al superbonus 110%, e dei prodotti energetici, in questo caso per le conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina. Il decreto-legge Aiuti quater, pubblicato in gazzetta ufficiale il 18 novembre, con il numero 176, si avvicina ai provvedimenti targati Draghi.