di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Al centro del vertice tra Meloni e Von der Leyen, oltre al Pnrr, la questione migratoria. Un tema caldissimo per il nostro Paese, date le 105mila persone sbarcate in Italia nel 2022. Una tendenza in crescita, che si conferma anche nell’anno nuovo, con già più di 2mila e cinquecento migranti arrivati nei primi giorni del 2023, e che determina conseguenze gravose, in termini economici e sociali, sulle istituzioni nazionali e locali, oltre che sulla cittadinanza. Serve un cambio di passo a livello Ue, per affrontare finalmente insieme un problema che non può essere lasciato in carico esclusivamente all’Italia ed agli altri Stati del Sud d’Europa. L’idea del Premier, nota da tempo ed elemento non trascurabile per la vittoria della destra alle scorse elezioni, è quella di fare finalmente squadra con l’Europa, da un lato dando vita ad una missione navale comune, in grado di bloccare le partenze gestite dagli scafisti, evitando quindi anche i drammi del mare, i naufragi, le vittime, dall’altro realizzando degli hotspot nei Paesi di partenza, impostando, così, un sistema di accoglienza o respingimento organizzato, civile e sicuro, a tutela sia dei migranti che dei cittadini europei. Per concretizzare questo progetto è indispensabile una concreta volontà di cambiare le cose da parte degli altri Stati membri. Difficile essere ottimisti, considerando i recenti attriti con la Francia per l’individuazione di porti che non fossero solo italiani o anche le resistenze sulla questione dei ricollocamenti, con la Svezia, presidente di turno dell’Unione, che si è affrettata ad escludere per l’anno in corso un maggiore coinvolgimento degli altri Paesi. Tuttavia, la chiusura europea nei confronti dell’Italia e degli altri Paesi di primo approdo non potrà durare per sempre, pena uno sfaldamento dell’Unione stessa sotto il peso di troppe incongruenze su temi importanti e sentiti. Occorrerebbe un sostegno generale all’azione di pressione del nostro Governo nei confronti di Bruxelles. E, invece, da noi monta la solita polemica provinciale, coi sindaci di sinistra “in rivolta” e il Pd che accusa l’Esecutivo di inviare troppe navi cariche di migranti verso Regioni e città “rosse”, come se questo fosse una sorta di dispetto. Critiche paradossali, se si considera che chi le porta avanti ha sempre sostenuto che l’ondata migratoria non fosse affatto un problema. La realtà, come gli italiani già sanno da anni, è ben diversa: una massa crescente di persone da accogliere e gestire è un peso troppo grande da reggere. Lo dimostrano le reazioni stizzite degli amministratori di sinistra all’arrivo delle navi Ong. Ma, con il Meridione al collasso, al momento non sembra esserci altra soluzione che una ridistribuzione interna, in attesa di quella europea. Al posto delle polemiche interne, serve una presa di posizione nazionale ed unitaria, da parte di tutte le forze politiche italiane, per una gestione finalmente diversa, più efficiente, rigorosa e con oneri equamente distribuiti in tutta Europa, dell’emergenza migranti.