Cambia il requisito dell’età anagrafica, mentre sono introdotte alcune condizionalità

Uno dei punti maggiormente dibattuti della legge di bilancio appena approvata è rappresentato dalla proroga di Opzione donna. La storia di questa norma è particolarmente curiosa, in quanto, introdotta con la riforma Maroni per dare un minimo di respiro alle lavoratrici visto il progressivo e repentino innalzamento dell’età pensionabile, per lungo tempo non ha avuto riscontro, salvo poi ritornare in auge con la successiva riforma Fornero. Il limite di Opzione donna è che, prevedendo l’utilizzo del solo calcolo contributivo, porta ad assegni inferiori rispetto ad un meccanismo di calcolo misto. Tale penalizzazione indiretta, però, si è via via ridotta: se si avvicinava al 30% nei primi anni di applicazione, oggi la riduzione è molto meno marcata, poiché la quota di retributivo è di massimo sette anni. Premesso ciò, la possibilità di anticipare l’uscita con lo strumento conosciuto come Opzione donna è ammessa anche per le lavoratrici che maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2022, con domanda entro il 28 febbraio 2023. La disposizione si applica limitatamente ai soggetti che hanno maturato, al 31 dicembre 2022, una anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni, congiuntamente, e qui iniziano le novità rispetto allo scorso anno, ad una età anagrafica di 60 anni, ridotta di un anno per ogni figlio fino ad un massimo di due. Finora era prevista un’età diversa per le lavoratrici dipendenti e autonome. Le richiedenti, ed è questa la seconda novità, devono altresì trovarsi in una delle due seguenti condizioni: assistenza, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, del coniuge o parente di primo grado convivente (handicap grave) o parente o affine di secondo grado se genitori o coniuge abbia più di settant’anni o siano affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti; abbiano una riduzione della capacità lavorativa superiore o uguale al 74%; essere lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese con tavolo di confronto attivo per la gestione della crisi aziendale.