Dal dl Aiuti quater al decreto Ucraina, i prossimi appuntamenti parlamentari. I primi giorni del 2023 saranno fitti di impegni per le Camere, che dovranno convertire diversi decreti legge, in attesa delle riforme

Una volta archiviato il 2022 e il suo “movimentato” epilogo – in chiusura d’anno, il Parlamento ha dato il via libera alla manovra, scongiurando l’esercizio provvisorio, e approvato il decreto Rave (tutto in una manciata di giorni) –, alle Camere è stato concesso qualche giorno di pausa prima di tornare al lavoro, che si prospetta intenso. L’agenda parlamentare è piena di impegni, con diversi decreti che vanno convertiti in legge, a partire dal dl Aiuti quater, che contiene molte misure a sostegno di imprese e famiglie contro il caro energia. In scadenza il 18 gennaio, il provvedimento è all’ultimo step prima di diventare legge: l’inizio della discussione generale alla Camera è previsto per il 9 gennaio e non è possibile escludere aprioristicamente una questione di fiducia per eludere un blitz delle forze che compongono l’opposizione sulla parte delle nuove norme che regolano il superbonus. A partire dal 10 gennaio, poi, approda al Senato il decreto Ucraina. Che dovrà poi passare all’esame della Camera. E poi ancora il decreto Ischia, il decreto Elezioni, il Milleproroghe e il cosiddetto decreto sulle Ong, approvato dal Consiglio dei ministri il 29 dicembre e firmato oggi (si veda Società) dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Nelle prime settimane del nuovo anno ci occuperemo più generalmente di altre materie che riguardano la sicurezza, continuiamo a difendere il principio di legalità e a difendere l’idea di uno Stato che non è una Repubblica delle banane, uno Stato in cui invece tutti devono rispettare le regole, chiare, e dove il governo interviene quando non vengono rispettate», ha anticipato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenendo nel corso del discorso di fine anno, affidato alle piattaforme social.
Il 2023 potrebbe essere anche l’anno delle riforme costituzionali. «Sarà la mia eredità», ha detto il premier durante la conferenza stampa di fine anno a proposito del presidenzialismo. «È chiaro che le riforme costituzionali andrebbero fatte sempre tutti insieme, ma è altrettanto chiaro che se l’opposizione non ci sta, allora le faremo a maggioranza», ha annunciato invece il ministro delle Riforme costituzionali, Maria Elisabetta Alberti Casellati, in un’intervista a “La Stampa”.