di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

La luce della speranza è davanti a noi. Con queste parole nel suo discorso di fine anno, il presidente Xi Jinping ha cercato di rassicurare i cinesi, i quali, nel brusco passaggio dalla politica “zero contagi” all’allentamento delle restrizioni, sono stati travolti da una diffusione virulenta e veloce del virus. Xi Jinping non ha negato le difficoltà a cui è ora chiamato il suo Paese, difendendo allo stesso tempo la sua politica. D’altronde, i mercati hanno reagito positivamente al brusco passaggio e, parallelamente all’aumento dei contagi, l’indice azionario Shanghai Composite ha vissuto il mese di dicembre con un passo più spedito rispetto allo S&P 500, l’indice azionario nordamericano. A politica invariata, il recupero delle azioni cinesi potrebbe consolidarsi, sebbene con valori inferiori a quelli degli ultimi cinque anni.
Sulle economie occidentali, il dilagare dei contagi in Cina è fattore, imprevisto e imprevedibile, di ulteriore incertezza. Secondo Kristalina Georgieva, direttrice generale del Fmi, non solo un terzo dell’economia globale (e metà dei Paesi UE) sarà colpita dalla recessione in questo anno appena iniziato, ma occorre prepararsi ad un 2023 più duro del previsto e più duro del 2022. Ci sono da considerare diversi fatti inediti tra le cause: il rallentamento simultaneo di Stati Uniti, Cina e Unione europea; l’ondata di Covid-19 in Cina, a causa della quale, nei prossimi due mesi, si prevede un impatto negativo sulla crescita sia per la Cina sia per il mondo; per la prima volta, da 40 anni a questa parte, la crescita annuale cinese rischia di trovarsi pari, se non addirittura al di sotto, al livello della crescita globale.
Insomma, il 2022 avrebbe dovuto essere l’anno della ripresa e invece è stato l’anno della guerra, dell’inflazione e del caro energia. Già sapevamo che il 2023 sarebbe stato caratterizzato dalla recessione, ma sono adesso la sua intensità e la sua durata ad essere non facilmente valutabili. Sì, è vero, la Bce aveva dichiarato che la recessione sarebbe stata di breve durata, ma l’impreparazione dimostrata dalla Cina a fronteggiare l’ondata di contagi, la diffusione da parte dello stesso Paese di dati che non sono credibili, spingono alla più assoluta cautela. Nessuno può prevedere tutto e, soprattutto, l’imprevedibile, ma è altrettanto vero che con le stesse (molto) fallibili previsioni, si impongono a Paesi e cittadini politiche, come ad esempio la stretta monetaria e i conseguenti alti tassi di interesse scelti dalla Fed e dalla Bce, che poi vanno ad incidere pesantemente su bilanci, tasche e aspettative di Stati e di milioni di cittadini inermi.