di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Come ogni anno, in procinto del 31 dicembre è necessario fare un bilancio della situazione in merito alla questione drammatica degli infortuni sul lavoro e delle morti bianche nel nostro Paese. I dati ufficiali più recenti dell’Inail, relativi al periodo fra gennaio ed ottobre 2020, attestano 595.569 denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto, delle quali, sempre fino ad ottobre, 909 con esito mortale. Dati parziali, naturalmente: mancano quelli degli ultimi due mesi dell’anno per, purtroppo, far salire ancora il bilancio. Solo oggi, ad esempio, abbiamo già notizia di un’altra vittima, un operaio che lavorava ad un metanodotto in Umbria. Dati parziali, quindi, ma che, comunque, possono già aiutarci a tracciare un quadro della situazione e delle tendenze in atto. Nel 2022 sono aumentate, rispetto all’anno precedente, le denunce complessive di infortuni, con una crescita molto elevata, del +32,9% rispetto allo stesso periodo del 2021. Invece sono diminuite le denunce dei casi con esito mortale, scese del 10,6%. Sono aumentate le patologie di origine professionale, 50.013 denunce nei primi dieci mesi del 2022, con un aumento del 10,2% rispetto a quelle presentate nello stesso arco temporale del 2021. Chiaramente, il quadro generale riflette la differenza fra periodo pandemico e post-pandemico: sono aumentati i periodi di apertura delle attività e con essi gli infortuni “tradizionali” e in itinere, rispetto al numero di malattie e decessi legati al Covid. Gli aumenti del numero di infortuni si riscontrano in modo diffuso, in quasi tutti i settori produttivi, nelle varie aree del Paese, sia tra la componente femminile che maschile, tra i lavoratori italiani come fra quelli stranieri. Positiva, se così si può dire dato il numero comunque altissimo, la diminuzione dei casi mortali: quest’anno sono stati 909 fra gennaio e ottobre, 108 in meno rispetto allo stesso periodo del 2021. In aumento i casi mortali nelle classi d’età più giovani, con 20 vittime under 20 e 132 nella fascia 25-39 anni, a dimostrazione che un lavoro instabile, come quello di molti giovani, è spesso anche insicuro. Questo il quadro, in attesa dei dati degli ultimi due mesi dell’anno. Di fronte ad una simile situazione, anche per l’anno nuovo che sta per iniziare, resta fermo l’impegno dell’Ugl nel contrastare il fenomeno delle morti bianche. Nei luoghi di lavoro, mediante l’azione dei nostri rappresentanti sindacali, ed anche tramite la nostra campagna itinerante di sensibilizzazione “lavorare per vivere” che proseguirà anche nel 2023. Anche nel nuovo anno chiederemo, per risolvere finalmente questa situazione, più controlli, capillari e diffusi. Ma anche un impianto di formazione sul tema della salute e sicurezza sul lavoro più completo, nelle aziende, specie in quelle a maggiore rischio infortuni, ma anche nelle scuole, dove vorremmo veder inserita la sicurezza sul lavoro nei programmi scolastici, in modo che i giovani, che saranno i lavoratori ed i datori di lavoro del domani, assorbano dal prima possibile la cultura della sicurezza. Infine un, urgente, coordinamento delle banche dati e degli organi di vigilanza. Il nuovo governo sembra disponibile ad un confronto, c’è bisogno di agire presto perché il nuovo anno possa vedere finalmente numeri migliori, meno infortuni, meno vittime, affinché si possa, concretamente “lavorare per vivere”.