La riduzione sale al 3% per i redditi fino a 25mila euro; benefici fino a 35mila euro

Nelle lunghe giornate che hanno portato alla approvazione in prima lettura del disegno di legge di bilancio, la battuta più efficace è arrivata, probabilmente, dal Ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, che, rispondendo ad alcune domande sul superbonus ha evidenziato che, con i soldi che è costato, oltre 50 miliardi di euro, si sarebbe potuto dare una sforbiciata consistente al cuneo fiscale e contributivo. Proprio il tema del taglio del differenziale fra lo stipendio lordo e quello netto è da tempo al centro dell’attenzione delle parti sociali. Cgil, Cisl, Uil e Ugl, da una parte, e Confindustria e le altre associazioni datoriali, dall’altra, insistono sulla necessità di rendere meno pesante quella voce, così da ridare fiato ai redditi reali. In legge di bilancio, sotto questo profilo, le novità in mancano, in quanto la riduzione già introdotta con il governo Draghi e poi dallo stesso rafforzata in corso d’opera diventa strutturale, vale a dire stabile anche per i prossimi anni. Il governo Meloni, però, non si è fermato. Il taglio al cuneo fiscale e contributivo sale infatti dal 2 al 3% per i redditi da lavoro dipendente fino a 25mila euro, mentre resta al 2% per i redditi fino a 35mila euro. Il maggiore reddito disponibile è di circa 200 euro annui, che diventano quasi 500 euro per i redditi vicini alla soglia dei 25mila euro. L’intervento pesa complessivamente per circa 4 miliardi.