In Italia c’è bisogno di (tanta) istruzione. Da «una scuola che vuole essere amica ad una grande alleanza che si vuole creare, mi aspetto una reazione di maturità», è la convinzione del ministro Valditara

Si può essere o non essere d’accordo. Un fatto è certo: più il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, parla della Scuola, più si parla di Scuola. Dalla circolare sui cellulari, alla lettera dello stesso ministro ai genitori e agli istituti scolastici in occasione del Natale, la Scuola da almeno una settimana a questa parte è stata al centro del dibattito nazionale. Partiamo da un dato: secondo il Rapporto Censis 2022, l’abbandono scolastico è una delle piaghe del nostro Paese. I giovani 18-24enni usciti precocemente dal sistema di istruzione e formazione sono il 12,7% a livello nazionale e il 16,6% nelle regioni del Sud, contro una media europea che si ferma al 9,7%. Va ricordato anche che l’Italia è la prima nazione in Europa per numero di Neet, giovani che non studiano e non lavorano: nel 2021, pari al 23,1%. «La vera sfida che noi vogliamo lanciare come ministero e come governo per riformare l’insegnamento delle Stem (acronimo inglese che indica le discipline scientifico-tecnologiche, ndr), che ci vede purtroppo oggi molto indietro rispetto ad altri Paesi europei, è proprio quella di partire dalla realtà per arrivare alle astrazioni. Bisognerà cambiare un po’ anche l’insegnamento della matematica», ha dichiarato Valditara, durante la visita all’Istituto “Opere sociali Don Bosco Salesiani” di Sesto San Giovanni. Secondo il ministro «iI sistema scolastico deve farsi consigliere delle famiglie: genitori, studenti, docenti e istituzioni devono formare una grande alleanza e collaborare per valorizzare i talenti di ogni singolo studente». E dunque la lettera di Valditara ai genitori è stata inviata con l’intento di «offrire una serie di informazioni utili a comprendere in quale direzione va il mondo del lavoro», stilare «i numeri e i profili professionali che corrispondono maggiormente al fabbisogno del mercato del lavoro», indicare «le statistiche più recenti sulle opportunità lavorative che ogni Regione offre rispetto agli istituti presenti sul territorio», offrire «una panoramica su come i giovani attualmente si indirizzano dopo il diploma, con uno sguardo al mondo produttivo e uno al mondo dell’università». Sicuramente la Scuola deve cambiare, la condizione dei docenti deve cambiare e non basterà una lettera a imprimere un cambiamento, ma l’orientamento scolastico è importante in questo periodo dell’anno per le famiglie in vista delle date entro le quali è possibile presentare le domande di iscrizione per l’anno 2023-2024 (dal 9 al 30 gennaio). Anche la circolare sul divieto di utilizzo del cellulare in classe non ha suscitato pareri unanimi, ma è altrettanto vero che «a scuola si va per apprendere, non per distrarsi facendo altre cose». Averne paragonato l’uso a quello della cocaina, sarà stato apocalittico come si scrive oggi sul Corriere della Sera o, nel migliore dei casi, inutile, perché il divieto esiste già in una alta percentuale di scuole. Ma intanto ne stiamo parlando e non è un male.