Messina parte dai fatti per approdare ad una nuova visione del Continente liquido

Per lavoro, per piacere o per un futuro diverso e forse migliore: ogni giorno il Mar Mediterraneo è solcato da migliaia di europei, africani e asiatici. «Abbiamo davanti un luogo fisico, ma anche ideale di conciliazione di identità, di incrocio e di condivisione tra popoli, che sana le diversità attraverso un’opera virtuosa ed instancabile, accomunando tutti nella fatica e nel lavoro del mare». A parlare è Giuseppe Messina, autore del libro Meditteraneomar, Continente liquido, Angelo Mazzotta Editore, presentato in un evento, moderato da Massimo Maria Amorosini, a cui hanno partecipato il professor Gaetano Armao, l’ammiraglio a riposo Nicola De Felice, la segretaria nazionale dell’Ugl Pesca, Carla Ciocci. Il volume affronta l’antico problema, conosciuto come Guerra del pesce; un tema mai affrontato in maniera netta, ma che, se risolto, potrebbe restituire fiducia e sicurezza in una vasta area caratterizzata da forti tensioni sociali. «Il libro – spiega Messina – analizza le ragioni di scelte politiche fallimentari del passato, fornendo una chiave di lettura utile per prevenire, gestire e affrontare le controversie in ambito marittimo». Centrale il ruolo dell’Unione europea, che ha una competenza esclusiva nelle relazioni internazionali in materia di pesca e, conseguentemente, «una grande responsabilità nel concentrare ogni sforzo diretto a costruire un nuovo e moderno approccio economico e sociale per un futuro sostenibile». Il testo si presenta molto utile per chi vuole approfondire il contenzioso fra l’Italia, da una parte, e la Tunisia e la Libia, dall’altra. Il richiamo a questi due Paesi rimanda direttamente alla vicenda dell’immigrazione illegale dalle coste del nord Africa, alimentata anche dalla instabilità politica e sociale dell’area. Aspetto, quest’ultimo, sul quale si è soffermato in particolare l’ammiraglio De Felice, autore del libro Fermare l’invasione, le ragioni del blocco navale, che chiama direttamente in causa l’atteggiamento lassista dell’Unione europea.