Nel 2023 previsto rallentamento al +0,5%

Il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea, come ampiamente atteso, ha alzato nuovamente i tassi d’interesse di riferimento. L’inasprimento è stato di 50 punti base, con quello sulle operazioni di rifinanziamento principali portati al 2,50%, quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 2,75% e quello sui depositi presso la banca centrale al 2%. Il Consiglio direttivo ha lasciato anche aperta l’ipotesi di ulteriori rialzi, spiegando che «i tassi di interesse debbano ancora aumentare in misura significativa a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine». «Mantenere i tassi di interesse su livelli restrittivi – ha sottolineato la BCE – farà diminuire nel corso del tempo l’inflazione frenando la domanda e inoltre metterà al riparo dal rischio di un persistente incremento delle aspettative di inflazione». Secondo la stima flash dell’Eurostat, a novembre l’inflazione si è attestata al 10%, rallentando leggermente rispetto al 10,6% registrato a ottobre, mentre le previsioni per l’intero anno indicano un indice dei prezzi all’8,4%, che dovrebbe rallentare al 6,3% nel corso del 2023 e scendere ulteriormente al 3,4% nel 2024 e al 2,3% l’anno a seguire. Andamento simile anche per l’inflazione di fondo: 3,9% nel 2022, 4,2% nel 2023, 2,8% nel 2024 e 2,4% nel 2025. Per quanto riguarda il PIL, in base alle ultime proiezioni nel corso dei prossimi due trimestre potrebbe verificarsi una recessione «relativamente breve e poco profonda», con il 2022 che dovrebbe chiudersi al +3,4%, il 2023 al +0,5%, il 2024 al +1,9% e il 2025 al +1,8%.