Ue, in allarme per il piano Ira, propone un «club» con gli Usa sulle materie prime. Von der Leyen preoccupata per il protezionismo degli Stati Uniti, salvo poi proporre un’alleanza per contrastare il monopolio cinese

L’inflazione è un problema enorme in tutto il mondo. Intervenendo al Pe in vista del Consiglio europeo, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha detto: «C’è il rischio che la legge sull’inflazione Usa (Ira, ndr) porti ad una concorrenza sleale», in primis nei confronti dell’UE, dando voce così agli allarmi già lanciati da Germania e Francia e poi l’Italia con l’avvento del Governo Meloni. L’Ira è un pacchetto legislativo con circa 400 miliardi di dollari, in vigore dal 1° gennaio 2023, mirato a sostenere la transizione green, convincendo le imprese a tornare a investire negli Usa e a concedere robuste agevolazioni fiscali alle famiglie per convincerle a «comprare americano», in particolare le auto elettriche, attraverso un credito d’imposta di 7.500 dollari per l’acquisto di un’auto elettrica nuova e di 4mila dollari per una usata. Incentivi per l’Europa impensabili. Dunque, «serve una risposta Ue, un Inflaction Reduction Act europeo. Dobbiamo adattare le nostre norme per agevolare gli investimenti pubblici nella transizione e riconsiderare la possibilità di investimenti aggiuntivi», ha detto von der Leyen annunciando, «per gennaio», un nuovo quadro di norme in questo senso. È inutile girarci intorno: siamo sull’orlo di una guerra commerciale tra Usa e Ue. Per smentire questa sciagurata quanto concreta ipotesi, von der Leyen ha evidenziato che «non è il momento di fare una guerra commerciale con il nostro principale partner ed alleato. È il momento che le nostre democrazie serrino ulteriormente i ranghi e siano al fianco dell’Ucraina». Sì, ma non basta questo e non basta, come riferito dalla vicepresidente della Commissione Ue con delega alla Concorrenza, Margrethe Vestager, aver detto «chiaramente» al Governo americano che «l’Ira è un fattore importante per attrarre investimenti negli Stati Uniti a spese dell’Ue e degli alleati» e che «questo va contro lo spirito del nostro partenariato transatlantico». Non basta sperare negli impegni assunti dal Segretario di Stato del Blinken e del Presidente Biden. Il dato di fatto è che gli Usa la loro legge ce l’hanno, l’Ue ancora no e sappiamo, basti pensare al price cap sul gas, quali sono i suoi tempi di reazione e di manovra. Che fare allora? «Stiamo lavorando in stretta collaborazione con l’Amministrazione Biden per rafforzare la nostra base industriale». Una delle possibili soluzioni per cercare di «sormontare» il monopolio della Cina in termini di materie prime «è creare un “club” per quelle critiche con gli Stati Uniti e altri partner, con l’obiettivo di avere fonti di approvvigionamento trasparenti, affidabili e con condizioni eque, con il valore che rimane nei Paesi dove vengono estratte queste materie prime. Siamo pronti a lavorare duramente su questo per unire le forze e rafforzare la nostra base industriale». Staremo a vedere.