Sulla crisi energetica, «insufficiente la risposta dell’Unione europea»

«Il nostro obiettivo, piuttosto che più Europa in Italia, è più Italia in Europa, come si conviene a una grande Nazione fondatrice». Così il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla Camera per le comunicazioni ai parlamentari sul Consiglio europeo del 15 dicembre. Tanti i temi affrontati dal premier, perlopiù di politica estera, a partire dall’Ucraina, senza dimenticare la situazione nei Balcani – considerata la vicinanza geografica con il nostro Paese, le tensioni tra Kosovo e Serbia vanno seguite con molta premura – e in Iran, dove il regime teocratico iraniano sta cercando di reprimere nel sangue le proteste in corso ormai da diverse settimana. «L’uso della forza contro dimostranti pacifici, contro le donne è ingiustificabile e soprattutto inaccettabile. Questo governo sarà sempre impegnato per la difesa e il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali», ha ribadito Meloni. Parlando ai deputati, il presidente del Consiglio ha confermato la linea politica sul conflitto tra Russia e Ucraina: il governo è al fianco di Kiev. Punto. «Piaccia o no a chi, per certi versi comprensibilmente, vorrebbe voltarsi dall’altra parte, il conflitto in Ucraina ci riguarda tutti, per questo con convinzione e a viso aperto continueremo a impegnarci per ogni sforzo diplomatico utile per la cessazione dell’aggressione russa», ha detto. Meloni non ha risparmiato qualche critica alla Commissione europea, in particolare sulla risposta alla crisi dell’energia: «L’obiettivo è un percorso di sicurezza energetica, su cui da mesi l’Italia è in prima fila per un tetto dinamico dei prezzi. Per ora la risposta della Commissione europea è insoddisfacente e inattuabile. È fondamentale porre un argine alla speculazione: la posta in gioco sull’energia è molto alta perché definisce la capacità dell’Europa di difendere le sue famiglie e le sue imprese, evitando di avere, un’Unione europea a due velocità». Sui flussi migratori, secondo il premier, «bisogna passare dal dibattito sulla redistribuzione dei migranti a quello sulla difesa comune dei confini esterni dell’Unione europea: serve un quadro di collaborazione basato su flussi legali e un’incisiva azione di prevenzione e contrasto di quelli irregolari, fermando le partenze e lavorando a una gestione europea dei rimpatri».