di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl

Mentre assistiamo all’evolversi del “Qatargate”, che sta investendo con una onda d’urto mediatica e reputazionale il Parlamento Europeo, ci chiediamo se e quali risvolti avrà lo scandalo sulle decisioni in divenire dell’Ue. A cominciare da quella che si sta discutendo in queste ore: il price cap sul gas. La parola “scandalo”, riferita al tentativo del Qatar di corrompere le istituzioni europee, attraverso suoi rappresentanti ex e in carica, appare comprensibile quanto eccessiva. Eccessiva perché fenomeni di corruzione sono all’ordine del giorno nell’intero mondo e non si capisce come mai, soltanto adesso, si stia prendendo atto a Bruxelles delle regole di comportamento facilmente aggirabili, delle lobbies che assediano la politica, dei 485 ex parlamentari che lavorano per cosiddetti “gruppi di interesse”. In tema di ritardo e di price cap sul gas, ieri, dopo mesi e mesi di negoziati, l’Ue è tornata al punto di partenza o quasi con il rischio – forse per alcuni calcolato – di affossarlo definitivamente. La speranza è che nella riunione straordinaria dei ministri europei dell’Energia a Bruxelles, in svolgimento oggi, si riuscirà a ricucire la spaccatura tra favorevoli e contrari. Ma, anche qui, è evidente, oltre alle divisioni, il ritardo, visto che è da quasi più di un anno che si discute di price cap sul gas. Meccanismo che porta con sé anche la politica energetica di tutta l’UE, in via di definizione.
Lentezze e bizantinismi intollerabili, alla luce delle difficoltà sofferte da famiglie e imprese europee, di fronte alle pretese di efficienza da parte di Bruxelles verso singoli Stati e alla pressione esercitata sempre dall’UE sui Governi, come quello italiano, in ritardo con la realizzazione del Pnrr. Ritardo, detto per inciso, che non può essere attribuito interamente ad un Governo appena insediato. Come tutti ben sanno, il nostro Paese ha un problema endemico e storico di scarsa capacità di pianificazione strategica, associata alle inadeguate risposte, non per loro totale responsabilità, degli Enti territoriali. Tuttavia, l’Italia soffre anche per un oggettivo cambiamento del contesto economico rispetto a due anni fa, quando cioè il Pnrr è stato scritto, rappresentato dall’alto costo delle materie prime, dell’energia e dell’alto tasso di inflazione, altri due problemi non affrontati in tempo dall’UE. Tant’è vero che anche Lussemburgo e Germania hanno rivisto i loro piani sia in termini di costi sia di tempistica. Revisioni e rilievi che sono stati accolti dalla Commissione, fatto che fa riporre fondate speranze al momento in cui, a gennaio, l’Italia presenterà il suo piano rivisto e corretto. I ritardi si sommano ad altri ritardi e, tuttavia, a molti di essi, benché gravi, non risponderà nessuno in termini di responsabilità.