La politica monetaria della BCE. Aggravio sulle rate di prestiti e mutui

I recenti aumenti dei tassi di interesse effettuati dalla BCE nell’ambito dell’inasprimento della politica monetaria sta già provocando effetti sulle finanze di famiglie e imprese. A fare i conti, dal punto di vista dei consumatori è il Codacons, basandosi su dati della Banca d’Italia, mentre ad analizzare l’impatto sulle imprese è la CGIA di Mestre. Come ricorda l’associazione dei consumatori, ad ottobre i tassi d’interesse sui prestiti erogati alle famiglie per l’acquisto di abitazioni si sono attestati al 3,23%, mentre quelli sulle erogazioni di credito al consumo sono saliti all’8,94%. Aumenti che, secondo il Codacons, si traducono in una vera e propria stangata per i consumatori. «Considerata una fascia media di mutuo a tasso variabile di importo compreso tra i 125mila e i 150mila euro – si legge nell’analisi -, ossia l’importo più richiesto in Italia da chi accende un finanziamento per l’acquisto di una casa, la rata mensile è salita ad ottobre tra i 40 e i 50 euro per effetto del nuovo aumento dei tassi deciso dalla Bce». «Se però si contano tutti gli incrementi imposti dalla Banca Centrale Europea negli ultimi mesi – prosegue il Codacons -, la rata mensile di un mutuo a tasso variabile aumenta complessivamente tra i 120 e i 150 euro rispetto a quanto pagato lo scorso anno». Per quanto riguarda invece le imprese, secondo la CGIA di Mestre, il rialzo dei tassi deciso dalla BCE comporterà tra il 2022 e il 2023 un aumento degli oneri sui prestiti alle imprese di circa 15 miliardi di euro. Le regioni più penalizzate saranno la Lombardia, il Lazio e l’Emilia Romagna, ovvero quelle realtà dove sono più presenti le attività produttive che ricorrono maggiormente al credito bancario.