Testo atteso nell’Aula di Palazzo Montecitorio per il 20, poi passerà al Senato. Tanti i nodi ancora da sciogliere

Inizia una settimana decisiva per la legge di Bilancio. Fin da subito, la road map della manovra, complici le elezioni politiche – voto a settembre, insediamento del nuovo governo ad ottobre inoltrato, il 22 –, ha avuto margini ridottissimi: il testo, adesso alla Camera – il provvedimento è atteso in Aula a partire dal 20 dicembre (poi passerà al Senato) –, deve essere approvato dal Parlamento entro il 31 dicembre per scongiurare l’esercizio provvisorio. A complicare il coefficiente di difficoltà, oltre ai nodi ancora da sciogliere – tetto al contante, pensioni di anzianità e quota 103, Superbonus, card 18 App…– ci sono i testi segnalati: sono circa 450 emendamenti, divisi quasi equamente tra maggioranza (200) e opposizione (250), considerati prioritari dalle forze politiche. «A me pare che Bankitalia non abbia, in audizione alle commissioni competenti, mosso particolari critiche sulle principali misure di questa manovra», ha detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso della rubrica “#gliappuntidigiorgia”, trasmessa sulle principali piattaforme social. «Puramente c’è stata una polemica, o diciamo un approccio critico, sulle nostre misure sul tema del contante e l’obbligo del pos», ha proseguito il premier, affrontando poi altri temi, al centro del dibattito politico di questi giorni. Come il bonus ai diciottenni per la cultura. «Non vogliamo abolirlo», ha assicurato Meloni, spiegando che il governo punta ad una rimodulazione. «Non c’è ragione» che lo riceva «il figlio di un milionario, di un parlamentare, o mia figlia. Va introdotto un limite al reddito di chi accede a questa misura, e vanno meglio definiti i contenuti e le cose che si possono acquistare con queste risorse e credo anche che occorra lavorare sulle truffe. Quindi confermo che intendiamo modificare questa norma, senza però togliere queste risorse alla loro destinazione originale, i giovani e la cultura». Sull’immigrazione, «si parla di un cambio di rotta del governo: assolutamente no. Il governo non intende cambiare posizione, la nostra posizione rimane sempre la stessa: in Italia non si entra illegalmente, si entra solo legalmente. Vogliamo combattere il traffico di essere umani, gli ingressi illegali e le morti in mare. Non vogliamo continuare a favorire i trafficanti di esseri umani».