L’Ugl ha sollevato il tema con il governo e negli incontri al Cese e al Parlamento europeo. Sono due gli aspetti che preoccupano. In primo luogo, le mutate condizioni rendono obsoleti e poco gestibili alcuni aspetti del Piano. L’altra è che si stanno accumulando dei ritardi a causa delle procedure complesse e la carenza di personale specializzato, soprattutto negli enti locali

Nelle ultime settimane, inevitabilmente, il tema del Piano nazionale di ripresa e resilienza è stato spesso al centro dell’attenzione del governo, delle parti sociali, ma anche dei cittadini che, giustamente, si attendono risultati concreti in tempi certi. L’Ugl, ogni volta che è servito, ha continuato ad insistere su alcuni punti, sulla necessità di semplificare alcune procedure, sul rafforzamento delle attività di monitoraggio e sull’importanza di concentrare le risorse. Il tutto, con la previsione di un corposo pacchetto di assunzioni, sia tecnici che amministrativi, a partire dagli enti locali. Sono cose che abbiamo detto al Ministro Raffaele Fitto nell’incontro a Palazzo Chigi, che abbiamo poi ribadito allo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, e che abbiamo portato anche a Bruxelles. Prima al Consiglio economico e sociale e successivamente nello stesso Parlamento europeo con un convegno dedicato alla centralità della coesione sociale nell’Europa post-pandemica. In tutti i contesti, è emerso con chiarezza che siamo davanti ad una occasione che non si può perdere, se si vuole rendere il nostro Paese più rispondente alle mutate esigenze degli scenari internazionali, dove concetti come competitività e digitalizzazione sono declinati ogni giorno e in ogni settore economico. È uno sforzo enorme, ma che occorre portare a termine senza ulteriori indugi, individuando quelli che, in passato, vennero definiti i colli di bottiglia, vale a dire quei restringimenti che impediscono all’acqua di defluire rapidamente verso l’esterno. Una partita che si gioca a Roma e nei palazzi dell’Unione europea, tenendo conto delle aspettative di milioni di persone.