Lo denunciano Legambiente, associazione ambientalista italiana, e il Comitato glaciologico italiano

«Il 2022 è stato l’anno nero per i Ghiacciai alpini, sempre più fragili, vulnerabili e instabili per effetto della crisi climatica e del riscaldamento globale». Lo denunciano Legambiente, associazione ambientalista italiana, e il Comitato glaciologico italiano, presentando il rapporto, “Carovana dei ghiacciai”, in vista della Giornata Internazionale della montagna, che si celebra l’11 dicembre. I «ghiacciai che ingrigiscono mentre perdono di superficie e spessore, si disgregano in corpi più piccoli confinati ad alta quota, dove aumentano fenomeni di instabilità quali frane, colate detritiche, valanghe di roccia e di ghiaccio: è la fotografia dell’emorragia glaciale vissuta dall’intero arco alpino per effetto di una crisi climatica che prosegue a ritmo irrefrenabile», sottolinea Legambiente. In estate, diversi fattori – le alte temperature, le ondate di calore e la siccità estrema…– hanno avuto un impatto notevole sui Ghiacciai alpini, reduci da «un inverno povero di neve». Inevitabili le ripercussioni sulle comunità e le economie locali: numerose le piste chiuse, per la prima volta le discese autunnali di Coppa del Mondo di sci alpino sui ghiacciai tra Zermatt e Cervinia sono state annullate e le guide alpine, per l’aumentata pericolosità dei tracciati, hanno dovuto rinunciare agli accompagnamenti sul Monte Bianco e sul Monte Rosa. Preoccupa lo stato di salute dei tre settori alpini (occidentale, centrale e orientale), dove i ghiacciai «registrano un arretramento e i più piccoli e alle quote meno elevate stanno perdendo il loro “status” di ghiacciaio, riducendosi ad accumuli di neve e ghiaccio o poco più». «La crisi climatica non arresta la sua corsa, sembra anzi accelerare ad un ritmo impensabile anche dagli stessi esperti, non risparmiando le nostre montagne, sua sentinella principale», dice il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, chiedendo al governo «di programmare al più presto una reale governance del territorio e dei rischi ad esso connessi, con adeguate strategie e piani di adattamento al clima su scala regionale e locale, a tutela dei territori e delle comunità». Secondo Legambiente, è vitale approvare il Piano di adattamento climatico entro la fine del 2022, mettendo «in campo gli strumenti e le risorse per attuarlo nel prossimo futuro».