di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

In vista dell’incontro tra sindacati e Governo per discutere della Legge di Bilancio 2023, previsto per il 7 dicembre, tra i tanti temi che saranno oggetto di confronto, dalle misure per il caro energia a quelle sulla valorizzazione del lavoro e del potere d’acquisto degli stipendi, dalle ricette per aumentare l’occupazione agli investimenti necessari per innescare la ripresa, c’è qualche considerazione da fare nello specifico sulla questione pensioni, un argomento importante, che interessa un gran numero di cittadini, circa quarantamila secondo le stime dello stesso Governo. La proposta dell’Esecutivo è quella di introdurre, a partire dal prossimo anno, la cosiddetta “quota 103”. In sintesi, per non tornare alla “famigerata” Fornero ed all’austerity previdenziale, senza al contempo dimenticare la tenuta dei conti pubblici, si prevedono, come condizioni necessarie per potersi ritirare dal lavoro, 62 anni di età e 41 di contributi. Confermata l’Ape Sociale per tutto il 2023, mentre per Opzione donna si intende mantenere la misura, con però maggiori condizionalità, legate al numero dei figli delle lavoratrici pensionande: i requisiti sarebbero infatti 35 anni di contributi ed un’età anagrafica variabile, 60 anni che diventano 59 con un figlio e 58 con almeno due. Dal nostro punto di vista, non possiamo che riscontrare alcune criticità in questo impianto di riforma, da valutare, però, anche tenendo conto di un contesto sociale, economico e politico difficile, che impone a tutti gli attori in campo un atteggiamento responsabile. Per questo, bilanciando le necessità dei lavoratori e delle lavoratrici che si apprestano a ritirarsi dal mondo del lavoro attivo con quelle della comunità nazionale nel suo complesso, consideriamo questa soluzione come una misura ponte verso l’approdo che dovrebbe essere quello di una quota 41 tout court. Ovvero la possibilità di accedere alla pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età lavorativa, dando così una maggiore possibilità di scelta ad una platea molto più ampia di lavoratori, che comunque sono stati attivi per oltre quarant’anni. Dal punto di vista dell’Opzione donna, riteniamo, invece, che sia preferibile l’eliminazione, da subito, delle condizionalità aggiuntive introdotte per l’accesso a questa misura. La ridefinizione dei criteri per andare in pensione resta uno dei cinque temi per noi prioritari della Manovra, come sottolineato dall’Ugl nelle diverse occasioni di confronto col Governo. Non mancheremo, anche nel prossimo vertice, di far valere le nostre idee, in modo fermo, ma anche costruttivo. Apprezzando i segnali di attenzione nei confronti del dialogo sociale più volte manifestati dall’Esecutivo, attuati anche mediante la convocazione del prossimo incontro sulla legge di Bilancio, e chiedendo una concreta apertura verso le nostre richieste, in materia di pensioni e non solo.