Pnrr: va modificato partendo dal caro energia. Questo l’appello del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, rivolto alle UE e espresso nel corso del primo Festival delle Regioni e delle Province autonome

Sul Pnrr, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in collegamento con il Festival delle Regioni che si è svolto oggi a Milano, ha detto qualcosa che in molti pensano, ma che non hanno il coraggio di dire: «il Next Generation Eu è evidente che non è più sufficiente», perché «non poteva tenere in considerazione l’impatto che la guerra in Ucraina ha avuto sulle nostre economie. Bisogna fare di più oggi a livello Ue, partendo dal caro energia». «Oggi a livello europeo – ha sottolineato ancora il premier – bisogna fare di più proprio partendo dal caro energia, per questo bisogna anche rafforzare la coesione e la solidarietà a livello nazionale». «La riforma del titolo V – ha proseguito -su molte materie invece di semplificare ha aumentato la conflittualità tra i poteri dello Stato. Prima di fughe in avanti, occorre un confronto su competenze chiare, da fare insieme e senza pregiudizi, il governo vuole lavorare a un nuovo modello di collaborazione, sfruttando tutte le risorse del Pnrr». In merito alle critiche riguardo lo scarso coinvolgimento delle Regioni nella redazione del Piano, Meloni ha ricordato che «il Pnrr è una eredità importante se quelle opportunità non vanno perse coinvolgendo tutti gli attori in campo. Alcuni grandi obiettivi non possono essere realizzati senza il coinvolgimento delle Regioni». È quindi scontro aperto con le istituzioni europee? C’è invece «la necessità di avere una visione completa per essere in grado di dare risposte chiare. Il governo non ha alcuna intenzione di ingaggiare scontri, stiamo lavorando molto positivamente con la Commissione europea», ha spiegato il ministro per gli Affari Europei, il Sud, e il Pnrr, Raffaele Fitto, intervenendo nel corso dello stesso Festival. «C’è l’esigenza di svolgere un’azione di monitoraggio per l’utilizzo delle risorse del Pnrr e le altre risorse. È opportuno capire qual è lo stato di attuazione prima di avviare una fase nuova. «Questo governo – ha aggiunto – ha un orizzonte al 2026, quindi dell’intera programmazione. Noi abbiamo 55 obiettivi da raggiungere entro il 31 dicembre, l’impresa non è semplice, stiamo lavorando affinché ciò accada». Ecco perché «dobbiamo dire che il tema della spesa è un indicatore importante, non è un target, ma un tema che preoccupa tanto quanto quello del raggiungimento degli obiettivi».