di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

La crisi politica internazionale stava portando al blocco dell’Isab di Priolo, di proprietà Lukoil, impianto che si occupa di raffinazione del petrolio e produzione di elettricità. Dopo la guerra in Ucraina, lo stabilimento era infatti stato costretto a rifornirsi solo da fonti russe, ed ora, con l’imminente entrata in vigore dell’embargo europeo sul petrolio di Mosca, che scatterà dal prossimo 5 dicembre, si temeva uno stop. Invece, la soluzione è arrivata: l’impianto siciliano andrà in amministrazione fiduciaria, decisione fondamentale dal punto di vista occupazionale, considerando i tremila dipendenti diretti e gli altri settemila dell’indotto. In realtà la questione non si limita alla garanzia dei posti di lavoro, elemento pur primario in termini sociali, ma riguarda e anche e soprattutto questioni di sicurezza nazionale che coinvolgono l’intero Paese, considerando il fatto che questo impianto fornisce il 20% dei carburanti utilizzati in Italia. Grazie al decreto-legge cosiddetto “Salva Isab”, o per meglio dire delle “misure urgenti a tutela dell’interesse nazionale nei settori produttivi”, l’azienda verrà posta sotto il controllo dello Stato, per «garantire, con ogni mezzo, la sicurezza degli approvvigionamenti, nonché il mantenimento, la sicurezza e la operatività delle reti e degli impianti e quindi la continuità produttiva». Una mossa attesa, portata a termine dal governo Meloni. Una “nazionalizzazione temporanea”, che dovrebbe durare dodici mesi, prorogabile per un massimo di altri dodici. Una soluzione simile a quella adottata anche dalla Germania per alcune situazioni analoghe. Amministrazione fiduciaria disposta con decreto interministeriale e misure economiche connesse all’esercizio del golden power, per consentire non solo la continuità produttiva, ma anche un rafforzamento patrimoniale. In questo modo lo stabilimento dovrebbe avere la possibilità di accedere al credito bancario, assicurarsi fonti alternative di greggio e continuare nella sua opera di raffinazione e fornitura di energia e carburanti. Ora che si può tirare il fiato, essendo stata evitata una chiusura inaccettabile da molti punti di vista, c’è tempo per ulteriori possibili riflessioni. Sul futuro dell’Isab di Priolo al termine dell’amministrazione fiduciaria e, più in generale, su come affrontare la questione energetica. La cronaca ci mostra come non sia più rinviabile l’esigenza di compiere una svolta, applicabile anche in diversi altri ambiti strategici. Un cambiamento di rotta per riscoprire il valore dell’indipendenza del Paese nei settori più importanti e delicati, dai quali dipende il destino dei cittadini. Ora, con il nuovo Esecutivo, sembra che questo approccio stia finalmente prendendo piede: si pensi, ad esempio, anche al settore agroalimentare. L’auspicio è che questa novità si trasformi in un sedimentato e diffuso sentire comune, che, al di là delle appartenenze politiche, privilegi sempre l’interesse nazionale.