L’inflazione mette a rischio il raggiungimento degli obiettivi del Piano

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza continua ad essere oggetto di forte interesse, sia fuori che dentro il Parlamento. Alla luce del volume di investimenti previsti, è condivisa l’idea che l’insorgere di intoppi, o peggio, può, a cascata, pregiudicare il risultato finale che è quello di rendere più efficiente il Paese. Dopo il confronto a distanza fra il Ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini, il quale osservava come per certe grandi opere la scadenza del 2026 appare troppo vicina, e il commissario ed ex premier, Paolo Gentiloni, che ha parlato di limite temporale al momento inderogabile, oggi sul Pnrr sono intervenuti anche i sindacati e le associazioni datoriali. Cgil, Cisl, Uil e Ugl, da una parte, e Confindustria e le altre organizzazioni, dall’altra, hanno ribadito l’importanza di portare avanti il percorso avviato, magari introducendo i necessari correttivi alla luce del mutato quadro economico e sociale. Intanto, anche le regioni hanno voluto rassicurare circa il loro costante e quotidiano impegno per il raggiungimento degli obiettivi indicati. Restano, però, due grandi incognite. In primo luogo, il supporto ai comuni per far partire i progetti. In secondo luogo, la sostenibilità dei piani finanziari adottati quando l’inflazione era vicina allo zero e non come oggi che viaggia intorno al 12% in generale e molto più alta per le materie prime e l’energia.