di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Inizia dicembre, mese di bilanci sull’anno che si sta concludendo. Uno fra i più importanti resoconti da fare, per verificare come stiano andando le cose e quindi ragionare sul da farsi nell’anno nuovo, riguarda la stato della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro in Italia. A tale scopo, fondamentali i dati Inail più recenti, relativi al periodo che va da gennaio ad ottobre, che, pur riguardando solo una parte del 2022, in attesa di quelli definitivi che comprendano anche gli ultimi due mesi, già offrono un quadro abbastanza chiaro della situazione. Nel periodo preso in esame dall’Inail, gli infortuni sul lavoro con esito mortale sono stati 909, meno rispetto allo stesso periodo del 2021, con un calo del 10,6 per cento. Nello stesso lasso di tempo le denunce complessive di infortunio sono, invece, aumentate, ed anche in modo significativo, con una crescita del 32,9 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Nonostante una lieve diminuzione del numero dei morti sul lavoro, si tratta comunque di cifre agghiaccianti, che non possono passare inosservate. Stiamo parlando di circa 90 persone al mese che non sono tornate dal proprio posto di lavoro, una cifra altissima e in diminuzione rispetto all’anno passato essenzialmente a causa della fine della fase più acuta della pandemia: sono infatti calate soprattutto le morti per Covid nei luoghi di lavoro. Resta non solo elevato, ma anche in crescita, il numero complessivo di infortuni, quindi comprendendo anche quelli non mortali, però in alcuni casi gravi o invalidanti in modo permanente. Un dato particolarmente preoccupante, che influenza anche la percezione positiva data dalla, seppur non sufficiente, diminuzione dei casi con esito mortale. Anche con questi numeri, le richieste dell’Ugl in tema sicurezza per l’anno nuovo sostanzialmente non cambiano rispetto al passato: servono più controlli per fermare questa strage in atto, servono anche programmi di formazione all’interno delle aziende, soprattutto laddove si svolgono mansioni a rischio infortuni. Bisogna diffondere la cultura della sicurezza fra tutta la popolazione, anche attraverso l’inserimento di una materia specifica nei programmi scolastici dei giovani, che saranno i lavoratori ed i datori di lavoro del domani. E poi è urgente potenziare il coordinamento delle banche dati e degli organi di vigilanza intensificando, al contempo, la lotta all’economia sommersa. Dal canto nostro, resta l’impegno quotidiano nei luoghi di lavoro, la manifestazione Ugl “Lavorare per vivere”, che ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e le Istituzioni sul fenomeno delle cosiddette “morti bianche”, la disponibilità ad un confronto col governo, al quale chiediamo di aprire un tavolo con le parti sociali, dato che si tratta di un tema di drammatica attualità.