Le regole per l’uscita anticipata e per la rivalutazione degli assegni pensionistici

Probabilmente sarà uno dei temi maggiormente attenzionati nell’incontro a Palazzo Chigi del 7 dicembre fra il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, e i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, Maurizio Landini, Luigi Sbarra, Pierpaolo Bombardieri e Francesco Paolo Capone. Con l’arrivo del testo ufficiale della legge di bilancio in Parlamento, si sono chiariti alcuni dubbi che erano emersi in questi giorni sul versante delle pensioni. Confermata Quota 103, che assume formalmente il nome di pensione anticipata flessibile, come soluzione ponte per evitare lo scalone della Fornero: si potrà andare in pensione con 41 anni di contributi e 62 anni di età anagrafica. Sono previste delle finestre trimestrali per i privati e semestrali per il pubblico impiego, con una disciplina particolare per la scuola e l’università. Proroga senza modifiche per l’Ape sociale, mentre riguardo ad Opzione donna vengono fissati alcuni paletti. L’età per l’uscita è di 60 anni, ma scende a 59 con un figlio e a 58 con due figli, sempre con 35 anni di contributi. In aggiunta, però, la lavoratrice dovrà trovarsi in alcune condizioni alternative: essere caregiver da almeno sei mesi; avere una disabilità grave; essere coinvolta in processi di ristrutturazione aziendale. Rivalutazione piena degli assegni pensionistici fino a quattro volte il minimo, mentre per la parte eccedente sono previste percentuali diverse a seconda dell’ammontare.