Dl Aiuti Quater, tutti d’accordo: rivedere le modifiche al superbonus. Dalle associazioni delle imprese fino alle banche si chiede una proroga del Superbonus, un tavolo di trattiva e un meccanismo per sbloccare i crediti

Sono in corso, in questi giorni le audizioni nell’ambito della conversione del decreto Aiuti quater in commissione Bilancio al Senato. Da Confedilizia, passando per Ance, fino ad arrivare all’Abi, ma anche ieri Cna, il coro è unanime: le modifiche al Superbonus non vanno bene. Secondo Confedilizia, bisogna riaprire il termine del 25 novembre (stabilito nell’Aiuti Quater), sbloccare i crediti incagliati e riordinare tutto il sistema degli incentivi per interventi sugli immobili. In particolare, per il presidente Giorgio Spaziani Testa bisogna «sbloccare i crediti fermi presso gli intermediari, il cui stallo sta provocando problemi enormi in tutta Italia», arrivando ad ipotizzare «anche forme di coinvolgimento diretto dello Stato (con l’acquisto di crediti incagliati da parte di sue partecipate), evidentemente limitate a questa fase transitoria». Per questo la presidente di Ance, Federica Brancaccio, ha auspicato «un cambio di metodo e il rapido avvio del tavolo di confronto sul futuro dei bonus edilizi, annunciato dal Governo, in modo da definire una politica che dia un orizzonte certo a famiglie ed imprese che intendono investire sulla riqualificazione del patrimonio edilizio del Paese», perché «il provvedimento interviene in modo significativo sulla disciplina del superbonus, riducendo l’aliquota dal 110% al 90% sin dal 2023 e fissando, tra l’altro, un periodo transitorio molto limitato. Si tratta di una modifica che, intervenendo su lavori già programmati, determinerà un rallentamento degli investimenti nella riqualificazione energetica e antisismica degli edifici, compromettendo gli obiettivi legati alla transizione ecologica». Quanto al problema dei crediti incagliati, l’Abi, associazione delle Banche italiane, sull’eventuale utilizzo dell’F24 per superare l’impasse, si è dichiarata disponibile «insieme ad Ance a discuterne nell’ambito di un apposito tavolo di lavoro». I problemi sono sia sul lato banche sia sul lato imprese: lato imprese, «la soluzione non appare risolutiva perché il loro obiettivo è cedere i crediti e ottenere la liquidità necessaria per completare i molti cantieri ora bloccati», ma modificare l’orizzonte temporale dei bonus distribuendone la compensazione su 10 anni, lascerebbe invariati i problemi di liquidità; lato banche, «l’espansione del periodo di compensazione, ex post, determina immediati impatti in bilancio in termini di svalutazione di questi crediti». Inoltre, la possibilità di cedere i crediti di imposta acquistati ai propri “correntisti”, implica operazioni «molto complesse e di numero assai ridotto, a causa dei necessari tempi di assimilazione delle caratteristiche di questi nuovi contratti da parte della clientela, dell’incertezza e dell’alto rischio che caratterizzano tali operazioni». Insomma, urge aprire al più presto un tavolo di trattativa.