di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Il caso voucher rientra appieno nella piuttosto ampia categoria di situazioni per le quali vige il motto “il meglio è nemico del bene”. Il che significa che rimanere fermi alla ricerca di soluzioni perfette per il lavoro occasionale o stagionale comporta, nella concretezza dell’esperienza quotidiana, un’alternativa ai voucher tutt’altro che positiva: l’occupazione completamente o parzialmente irregolare. L’utilizzo dei buoni, invece, consente di usufruire di prestazioni occasionali in modo trasparente, permettendo un rapporto diretto fra datore e lavoratore, eliminando intermediari non sempre limpidi e provando a rendere la vita un po’ più difficile ai cosiddetti “caporali”. Cosa non indifferente, pensando anche a scandali recentemente assurti all’onore delle cronache, che confermano come sia opportuno diffidare da sedicenti idealismi e massimalismi non sempre dettati da nobili motivazioni. Della questione parla oggi anche il Sole 24 Ore, in un pezzo dal titolo piuttosto esaustivo: “Così si limita l’area dell’impiego irregolare”. Il Governo, dopo le alterne vicende di questo strumento, che era stato soppresso nel 2017, ha deciso di reintrodurlo per una serie di settori tradizionalmente caratterizzati dall’esigenza di assumere lavoratori con prestazioni sporadiche. Non solo quindi il lavoro domestico e le attività di cura della persona, ma anche il mondo dell’agricoltura e quello dell’industria alberghiera e della ristorazione. Potranno utilizzare i buoni lavoro le famiglie e le micro-imprese con meno di dieci dipendenti, per un periodo non superiore a 45 giorni nel corso dell’anno solare e per un tetto di reddito complessivo annuo di 10.000 euro lordi. Il compenso minimo previsto è pari a 10 euro all’ora lordi, corrispondenti a circa 7,5 euro netti, tranne che in agricoltura dove è fissato un utilizzo minimo di 3 buoni a giornata per un compenso pari a quanto stabilito dal Ccnl di settore per i lavoratori dipendenti. Il lato positivo dell’utilizzo dei voucher consiste nel rendere possibili prestazioni di lavoro giornaliero nella completa legalità e con copertura assicurativa Inail, con compensi per il lavoratore esenti da imposizioni fiscali, che ricadono solo sul datore di lavoro, che non incidono sullo stato – con relativi benefici – di disoccupato o inoccupato, ma che valgono a fini pensionistici. Ancora da definire alcuni dettagli e le modalità di attivazione, che dovranno renderne l’utilizzo agevole e quindi esteso anche dove oggi vige l’irregolarità, ma la reintroduzione di questi buoni rappresenta un segnale positivo di discontinuità rispetto al recente passato ed ha il merito di voler scalfire, concretamente e non solo a parole, il fenomeno, ancora troppo diffuso, del lavoro nero. Al sindacato spetterà il compito di vigilare sulla corretta ed efficace applicazione di questo strumento.